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Rimpasto, Conte al Corriere: ‘Non rincorriamo le ambizioni di qualcuno’. Poi Palazzo Chigi smentisce la frase: ‘Parlato solo di Recovery’

Secondo il quotidiano di via Solferino, il premier avrebbe respinto l'ipotesi di rivedere la sua squadra. Poi la nota: "Tutte le altre ricostruzioni contenute nell’articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensieri"

Dopo giorni di retroscena, voci e tensioni all’interno della maggioranza, con parte del Pd e dei renziani che parlano di rimpasto di governo e il no del Movimento 5 stelle, il Corriere della Sera riferisce di un colloquio con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il quale lui avrebbe respinto in modo categorico l’ipotesi di rivedere la sua squadra. Specie in un momento di emergenza come questo. “Non possiamo rincorrere le ambizioni di qualcuno che spera in ruoli più importanti”, dice, ricordando che “stiamo lavorando per impedire che il destino del Paese sia appeso alle sorti dei singoli“. Dichiarazioni che però Palazzo Chigi smentisce, sostenendo che “l’unico tema trattato” con il quotidiano “è stato il Recovery plan. Tutte le altre ricostruzioni contenute nell’articolo, incluse quelle relative al cosiddetto rimpasto e al ruolo di Luigi Di Maio e Matteo Renzi, non solo non corrispondono a parole espresse dal Presidente del Consiglio ma non corrispondono neppure ai suoi pensieri“.

Le attenzioni del premier e del governo sono infatti concentrate sui 209 miliardi in arrivo dall’Ue, dal momento che servirà una struttura manageriale forte per gestire le risorse, fare in modo che i progetti vengano realizzati bene e nei tempi prefissati. A questo proposito, il presidente smentisce le presunte tensioni con il segretario dem Nicola Zingaretti per la governance del Recovery: “Lo sento tutti i giorni e non è vero che non sia d’accordo sulla cabina di regia a tre. Ne avevamo parlato, c’è perfetta coincidenza”. Il riferimento è all’ipotesi che a giocare l’intera partita sarà un comitato collegiale formato dallo stesso premier, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e quello dello Sviluppo economico Patuanelli, coadiuvati da 6 manager (uno per ogni macrosettore del piano). I dirigenti, continua Conte, saranno “persone con forti competenze e capacità di coordinamento. Dobbiamo coinvolgere il meglio del Paese, individuando 50 nomi per ognuno dei sei team. Non per assegnare centinaia di incarichi, ma per selezionare esperti in grado di seguire passo dopo passo la realizzazione dei lavori“. Come già anticipato, la struttura avrà inoltre “poteri sostitutivi“. Ciò significa che “se un progetto ritarda o rischia di essere realizzato male, subentrano i tecnici e commissariano l’opera“.

Durante il colloquio con il Corriere, il presidente del Consiglio cerca quindi di rassicurare chi lo accusa di voler accentrare su Palazzo Chigi la governance del Piano di resilienza. La cabina di regia “riferirà periodicamente non solo al Consiglio dei ministri ma anche al Parlamento“. Poi c’è il ruolo assegnato al ministro Enzo Amendola, che sarà invitato come “referente dei progetti a Bruxelles“, e l’apertura alle opposizioni: “Ci sarà un grande confronto pubblico e coinvolgeremo tutto il Parlamento. Stiamo anche pensando a un comitato di garanzia, che sovrintenda all’attuazione dei progetti e verifichi che le cose stiano andando bene”. Per quanto riguarda i tempi, Conte assicura: “Non c’è nessun ritardo, siamo in dirittura finale”. La speranza, conclude, è che le personalità “di altissimo livello” che comporranno la nuova task force siano scelte di comune accordo con il capo dello Stato Sergio Mattarella.