Cronaca

Covid hotel, dopo nove mesi quello di Varese è solo sulla carta. L’albergo indicato al sindaco: “Siamo chiusi, non c’è alcun accordo con Ats”

La surreale esperienza del sindaco Galimberti che, dopo nove mesi, riceve l'elenco delle strutture convenzionate dove inviare i positivi che non hanno bisogno di cure. Alla prima richiesta chiama l'hotel Villa Porro Pirelli e scopre che la convenzione indicata dall'azienda sociosanitaria insubre non è attiva e che la struttura non ha chiuso alcun accordo

Per un Covid hotel a Varese ci sono voluti nove mesi, un parto. Alla prima chiamata però, la struttura designata risponde: “Ci spiace, siamo chiusi”. Si presentava benissimo Villa Porro Pirelli, un gioiello del Settecento con parco secolare e grandi stucchi nel comune di Induno Olona. Sul sito pubblicizza già il cenone del Capodanno 2021, non il fatto che sia diventato un albergo per ospitare i positivi che non necessitano cure, anche se questo dice l’Ats Insubria in atti ufficiali. A sciogliere il dubbio è stato il sindaco di Varese in persona, lo stesso Davide Galimberti che già a marzo aveva (inutilmente) chiesto all’Ast di individuare strutture idonee per ospitare i positivi ma che, in mancanza di una risposta per nove lunghi mesi, si era attivato per proporre la riconversione di una ex clinica abbandonata a due passi dall’ospedale cittadino.

Niente ex clinica, che Covid hotel sia. Due giorni fa, l’Ats ha scritto al Comune una pec che indica le strutture convenzionate e le procedure per attivarle. Sono due alberghi per tutta la provincia, due per un’area che era stata risparmiata dalla prima ondata ma travolta dalla seconda, tanto da diventare l’epicentro del contagio al ritmo di 2-3mila nuovi positivi al giorno, poco meno dell’intera città metropolitana di Milano. E delle due, chiamando, si scopre che in realtà sono una e una soltanto. Villa Porro Pirelli infatti, con le sue 60 camere vista parco, è attiva e disponibile solo sulla carta.

Dal racconto di Galimberti trapela l’irritazione per il fatto che le autorità sanitarie abbiano riferito ai Comuni di strutture convenzionate che di fatto non ci sono. Ma la ricostruzione è a suo modo surreale. “Ricevo la richiesta di un cittadino di andare in un Covid hotel”, racconta Galimberti. Si attiva subito, erano le 21.30. “Ero tranquillo, perché l’Ats dopo molti mesi ha appena comunicato ai nostri uffici comunali le strutture convenzionate”. Galimberti gira la chiave della macchina amministrativa: “Seguo la procedura indicata, convoco il centro operativo comunale, i servizi sociali, chiamo l’hotel più vicino tra i due indicati per dire che oggi sarebbe arrivato un cittadino”. E alla fine si sente rispondere: “Scusi sindaco ma noi siamo chiusi”. E la convenzione con Ats che leggo qui? “Con Ats non abbiamo ancora concluso alcun accordo”. Galimberti ovviamente rimane di sasso. E alla fine dirotta il richiedente nell’altro albergo autorizzato, l’hotel Jet di Gallarate, che dista 30 chilometri. L’alternativa, in effetti, era solo sulla carta.