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Il ponte rivoluzionario di Niamey

È stato inaugurato ieri e battezzato col nome di una figura politica della lotta per l’indipendenza, Djibo Bakari. Il terzo ponte di Niamey assume tutte le geopolitiche del momento. Il primo, dedicato a John F. Kennedy è diventato famoso perché sede, suo malgrado, dell’assassinio da parte delle forze dell’ordine, di alcuni studenti dell’università Abdou Moumouni di Niamey negli anni novanta.

La Conferenza Nazionale Sovrana, celebrata nel 1991, ne fu la logica e, in quel momento foriera di speranze, conclusione. Il secondo ponte, quello dell’Amicizia, celebra piuttosto il ruolo crescente dell’Impero di Mezzo, la Cina, nel continente africano e nel Niger. Quest’ultimo ponte, il terzo della serie sul fiume Niger, è stato eseguito dall’impresa cinese China Géo-Engineering Corporation, tutto un programma. I lavori del ponte erano iniziati nel 2016, anno delle elezioni che sancirono il secondo mandato e ultimo, dell’attuale presidente uscente, Mahamadou Issoufou.

Per curiosi e intriganti corsi e ricorsi della storia, torna alla ribalta il nome di un militante indipendentista, per molti anni censurato dalla storiografia nigerina. In effetti Djibo Bakari, insegnante, sindacalista e infine uomo politico, crea col tempo un partito e un movimento. Eletto primo sindaco di Niamey sarà poi il presidente del Consiglio ossia capo del governo. Ostile alla creazione della Comunità Francese e cioè alla continuità politica con la potenza coloniale in posizione subalterna, sostiene il ‘no’ al referendum di adesione. Rassegna le dimissione dopo essere stato battuto dal ‘si’, in seguito ad una campagna elettorale sabotata e manovrata dall’amministrazione coloniale francese. Dopo l’interdizione e la dissoluzione del partito-movimento Sawaba, Djibo Bakari passa alla clandestinità, trova rifugio in Ghana, nel Mali e infine in Guinea. Torna nel Niger nel 1974 e ivi termina la sua vita terrena nel 1998, dimenticato da molti. Il partito UDN, Unione Democratica Nigerina, composto soprattutto da sindacalisti, genera il movimento Sawaba.

Secondo lo stesso Bakari in un‘intervista, “Sawaba, si tratta di una parola di origine araba in lingua Haoussa, intraducibile in francese e contiene l’idea di benessere e di libertà”. Da parte sua lo storico olandese Klass van Walraven, autore di riferimento del movimento Sawaba, tradotto da lui ‘Desiderio di calma’, ricorda che il movimento nasce nel contesto della lotta per la decolonizzazione dell’Africa. Se questo è vero, allora il terzo ponte di Niamey rappresenta e ricorda ciò che strada facendo si è andato perdendo nel Niger: il benessere e la libertà. Forse rimane solo il ‘desiderio di calma’! In effetti un ponte non è mai solo un ponte ma un simbolo che unisce rive e storie differenti. Un ponte è l’esatto contrario dei muri e dei reticolati che rendono impossibile l’esercizio della mobiltà e dell’incontro tra persone, comunità, tradizione e ricchezze comuni.

Inaugurare un ponte e battezzarlo Djibo Bakari significa guardarsi allo specchio. Ci si accorgerebbe allora che, in questi ultimi e convulsi anni, le fragili passerelle che mantenevano una parvenza di dialogo sociale e politico, sono state gradualmente e sistematicamente smantellate.

Il benessere è riservato a una minoranza di persone, famiglie, commercianti e politici che l’hanno confiscato per garantirsi uno stile di vita all’occidentale, fatto di viaggi, scuole private e cliniche all’estero per curarsi. Le passerelle tra le generazioni, tra la città e la campagna, tra culture e religioni differenti e tra intellettuali, società civile e partiti politici, sono crollate o in fase di decadenza per mancanza di mantenimento della struttura. In particolare il ceto intellettuale porta gravi responsabilità perché ha commesso il peggiore dei crimini della sua categoria: si è lasciato comprare dal potere.

Quanto alla società civile, ingiusto farne di ogni erba un fascio, si è spesso ridotta a dipendere da aiuti e dunque da priorità esterne perché attorno alla parte di essa più dinamica si è fatta terra bruciata. A breve ci saranno le elezioni presidenziali, politiche e amministrative. Il terzo ponte di Niamey, dedicato a Bakari, profeta dell’indipendenza del Paese, potrebbe diventare il simbolo della rivoluzione della dignità perduta.