Memoriale Coronavirus

Morto Renzo Gattegna, ex presidente delle Comunità ebraiche. “Aveva contratto il Covid”. Mattarella “profondamente colpito”

Romano, 81 anni, avvocato civilista, ha lavorato sempre in direzione del dialogo e della mediazione, sostenendo i principi di laicità dello Stato, eguaglianza delle minoranze, contro estremismi e ideologizzazione dei valori religiosi. E' stato il primo leader dell'ebraismo contemporaneo ad essere inserito nell'Enciclopedia Treccani. Il capo dello Stato: "Suo impegno profuso con intelligenza, garbo ed equilibrio". Il cordoglio dell'Ucei e del rabbino capo di Roma Di Segni

E’ morto a Roma Renzo Gattegna ex presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Lo ha annunciato Moked, il Portale dell’ebraismo italiano. Gattegna – nato a Roma nel 1939 – era stato presidente dell’organizzazione dal 2006 al 2016 per tre mandati. Secondo Repubblica.it, aveva contratto il coronavirus. Avvocato civilista, romano, il suo lavoro si è sempre orientato al sostegno del principio di laicità dello stato, dell’eguaglianza delle minoranze, impegnandosi a combattere l’estremismo e l’ideologizzazione dei valori religiosi e a contrastare ogni tipo di isolamento delle comunità ebraiche all’interno delle società nazionali. Dialogo e mediazione sono state le parole chiave, dentro e fuori le comunità ebraiche. È stato il primo leader dell’ebraismo contemporaneo ad essere stato inserito tra le voci dell’Enciclopedia Treccani. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, profondamente colpito, ha inviato alla famiglia un messaggio di cordoglio nel quale ricorda “l’impegno profuso con intelligenza, garbo ed equilibrio durante i lunghi anni vissuti alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane”. “L’ebraismo italiano perde una guida saggia e appassionata – twitta il segretario del Pd Nicola Zingaretti – Durante la sua presidenza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sono stati tanti i momenti di confronto e condivisione in cui ho avuto modo di conoscere meglio Renzo, una persona perbene che mancherà a tutte e tutti”.

“Il suo ultimo respiro e sguardo è stato quello di sempre – lo ricorda la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni – quello di chi ha guidato le comunità ebraiche italiane con rettitudine, professionalità e infinita dedizione, con visione e determinazione per far conoscere l’immensità del nostro popolo e delle nostre tradizioni, per essere in ogni momento e luogo di esempio agli altri. Un esempio di come si è profondamente ebrei nella vita istituzionale, relazionale, professionale e familiare”. “Appena poche ore e ci sentiamo soli e frastornati cercando di mettere assieme infiniti ricordi e momenti che hanno visto Renzo sempre presente con garbo, saggezza, eleganza, interesse all’altrui pensiero, desideroso di affermare verità e giustizia. A Ilana la moglie, ai suoi figli Roberto e Daniel, alle nuore, alle nipoti e al nipotino il nostro immenso abbraccio, partecipi dell’infinita perdita e dolore. Che il suo ricordo sia di benedizione come è stato il suo fare costante e infinito”. “La sua attività si è caratterizzata per la dedizione costante e per uno stile pacato ma deciso e mai rinunciatario – aggiunge il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni – cercando sempre di mettere d’accordo le diversità e costruire insieme, guidato da una forte fede nei valori e nelle istituzioni che amministrava e rappresentava”.

“Durante le sue tre esperienze al vertice dell’Unione – si legge su Moked – Gattegna ha intensamente lavorato per fare del mondo ebraico un attore di primo piano della vita nazionale attraverso iniziative volte a favorire il dialogo, l’incontro, il confronto delle idee – si legge – Un confronto sempre a testa alta, con la piena consapevolezza dell’immensa eredità di oltre duemila anni di storia e radici. Leadership salda, disponibilità all’ascolto, valorizzazione del pluralismo, capacità di incidere sui grandi temi del dibattito pubblico. Questi sono stati i dieci anni di Gattegna, figura dall’immenso valore umano oltre che eccellente diplomatico e mediatore tra posizioni diverse”. “Le ultime generazioni, nate e cresciute dopo il 1945 – scriveva nel suo primo editoriale sul numero zero di Pagine Ebraiche – godono del privilegio di essere sempre vissute in un Paese libero e democratico e hanno scoperto il gusto e il valore del conoscere, dell’essere conosciuti e del comunicare. Il modo migliore per consolidare i diritti fondamentali è certamente quello di esercitarli nella loro pienezza”. Da questo, aggiungeva, “può nascere la pacifica convivenza, la reciproca comprensione, il rispetto delle diverse culture e, in definitiva, un futuro migliore”.