Società

A Milano la maggior parte dei cittadini rispetta il nuovo lockdown. Poi c’è un’altra Milano

Sono nato a Milano ed ho sempre abitato nella stessa zona. I cittadini, in questi primi giorni di nuova chiusura, si stanno riabituando a restare in casa il più possibile.

Io, come molti altri, esco solo per necessità personali e per fare la mia professione di medico oculista. Le vie si sono svuotate di auto, i mezzi pubblici sono in evidente dimezzamento di persone quasi tutte sedute a debita distanza, l’aria appare più vivibile e meno inquinata in questo autunno prolungato che ci regala sole e temperature gradevoli ma tutti avvolti dalla nebbia, la “scighera” tipica milanese, che da tempo non si vedeva così intensa da sfumare ogni cosa. Il silenzio assoluto fuori dalle mie finestre mentre scrivo queste righe, pur abitando al piano terra, è assordante.

Sembra che a Milano siano la maggior parte ubbidienti a questa nuova clausura. Poi c’è un’altra Milano. Quella delle periferie. Quella delle case piccole ed affollate che quasi obbliga a stare in strada.

A circa due chilometri da casa mia ho visto, dovendo andare all’Esselunga della zona a comprare una cosa che avevano solo lì, un altro mondo di cui non mi ero mai accorto, difficilmente gestibile. Degrado, incuria, mancanza assoluta di pulizia e di polizia. Paura fisica.

Un mondo che si evidenzia maggiormente ora che gli altri sono a casa. Mobili, elettrodomestici, sporcizia di varia natura abbandonata per strada da giorni e giorni. Bambini che corrono fra gli ostacoli abbandonati probabilmente dai propri genitori o dai genitori degli amici. Numerose persone in strada che normalmente sono sedute ai bar ora chiusi. Nessun controllo.

Un intero quartiere “gestito” da gruppi di extracomunitari e di zingari. Un “recinto” dentro il quale si ha la sensazione fisica del disagio e della paura. In quella parte di Milano, intorno a via Ricciarelli, non occorre il Dpcm che obbliga al coprifuoco dalle 22, i milanesi della zona lo hanno da sempre.

La promiscuità che crea un livello di sicurezza sanitaria molto bassa e segreta, oltre che fisica. Credo che i politici, in questo caso in particolare il sindaco, debba essere presente soprattutto in questi territori. Per vedere, ascoltare anche con gli occhi e trovare soluzioni. A pochi passi da casa mia, in via Sardegna vicino alla mia scuola elementare di piazza Sicilia l’amministrazione comunale sta spendendo tanti soldi per rifare l’ennesima volta la viabilità costruendo spazi aperti nuovi e riducendo le corsie delle auto con conseguente formazione di code infinite. Forse bisognerebbe investire maggiormente in zone degradate poste più in là.

Ogni volta che si rinnovano le cariche politiche, fra poco quelle comunali, i vari candidati sono presenti anche in questi territori, poi, una volta eletti, se ne dimenticano. Fino alla prossima elezione. Diceva Gaber, nella sua “poesia cantata” riguardante le elezioni: “E’ proprio vero che fa bene un po’ di partecipazione”. Ecco questo mio scritto vuol far partecipare tutti i cittadini milanesi proprio in questo momento acuto di necessità sociale sanitaria. Ripuliamo Milano, tutti insieme, controllando ed aiutando con idee e fatti.

Una città più controllata è una città più sicura anche da un punto di vista sanitario ancor di più adesso che i numeri dei contagi del Covid-19 hanno colpito Milano. La mia Milano.

Signor sindaco Sala, perché non interviene?

Spero nel contagio delle parole dei cittadini della zona e non in modo da ottenere una risposta ed un controllo costante. Per il bene di tutti. A cominciare dai tanti bambini di ogni colore e età che hanno il diritto di essere compresi. Loro non hanno alcuna colpa a differenza dei tanti politici che li hanno abbandonati.

#milanonelcuore