Politica

La strada per battere il Covid passa anche da una società più equa e sana

La seconda ondata Covid era pienamente prevedibile. Nessuno oggi continua irresponsabilmente a sottovalutare la pericolosità della pandemia, tranne forse Vittorio Sgarbi e qualche politico in malafede che vorrebbe lucrare da questa e altre disgrazie i consensi che la gente continua sempre meno a concedergli in Italia e nel mondo. E’ altresì chiaro quali debbano essere, in linea di massima, le contromosse.

Il lockdown ha dimostrato la sua efficacia come strumento di contenimento. E’ stato principalmente in virtù di tale scelta – a suo tempo coraggiosamente adottata dal governo Conte – che l’Italia ha potuto fronteggiare con un certo successo la prima ondata, raccogliendo meritati elogi a livello internazionale. Scelte analoghe sono del resto adottate da altri Stati che hanno sconfitto per il momento il Covid, come la Cina e Cuba.

Un’esperienza cui guardare per rimodularla oggi oculatamente nel tempo e nello spazio, respingendo le misure discriminatorie contro gli anziani che, oltre ad essere impossibili da praticare, rischiano di determinare nuove esclusioni; e superando le dannose incertezze ed esiziali particolarismi di certi governatori e di certi sindaci. Fare degli anziani i capri espiatori dell’incapacità di una classe politica, specie locale, palesemente inadeguata, costituirebbe solo un’ennesima intollerabile ingiustizia.

Ovviamente nuove ed ardue sfide ci attendono. La pandemia, come ogni pandemia da che mondo è mondo, mette a dura prova le società esistenti che non possono pensare di uscirne uguali a come vi erano entrate. Ne usciremo molto peggio o molto meglio di come eravamo meno di un anno fa.

Sono venuti al pettine i nodi delle criminali politiche neoliberiste, perseguite praticamente da tutti i governi da almeno trent’anni a questa parte che, in Italia come in altri Paesi del mondo capitalistico occidentale hanno smantellato sanità, trasporti, istruzione. L’unica risposta vincente alla pandemia consiste nel rafforzare questi settori irresponsabilmente sguarniti attuando tutti gli investimenti necessari, utilizzando a tale fine gli ingenti fondi mobilitati dall’Unione europea, garantendone fino in fondo il pieno ottenimento e il giusto utilizzo.

L’altro nodo è stabilire chi debba pagare il prezzo di questa crisi senza precedenti anche nei suoi evidenti risvolti di ordine economico e sociale. Da questo punto di vista, l’altra tremenda falla del nostro sistema evidenziata dal Covid è costituita dall’evasione fiscale e contributiva e dalla diffusione del lavoro nero, che impediscono fra l’altro una valutazione oggettiva e completa dei danni prodotti dalla pandemia.

La manifestazione che ha percorso sabato le strade di Roma ha esibito al riguardo le parole d’ordine da rilanciare e condividere: reddito universale da erogare anzitutto alle categorie socialmente più svantaggiate, più investimenti in sanità, istruzione e nei trasporti, imposta patrimoniale. Misure vincenti che il governo spagnolo di Pedro Sanchez, di fronte a una situazione ancora peggiore della nostra, non ha avuto esitazione a proporre. Misure che anche il governo Conte dovrebbe attuare al più presto, se non vuole essere spazzato via dagli eventi.

Tutt’altra cosa dalla citata manifestazione di Roma sono le indegne gazzarre di qualche decina di fascistelli che cercano di buttarla in caciara per ritrovare un loro inesistente spazio politico, imitati in questo su scala maggiore dai vari improponibili Salvini e Meloni. Nel mezzo vi è una vasta area sociale di gente disorientata e in parte disperata cui occorre fornire risposte valide basate sulla costruzione di una società equa, sana e solidale, nella quale ognuno sia chiamato a dare responsabilmente il proprio contributo e a ottenere se necessario il sostegno per vivere degnamente.

Nella micidiale crisi determinata dal Covid trovano spazio anche, su scala internazionale, dinamiche distruttive, come quella che sta provando a innescare Erdogan proclamando la sua patetica guerra del camembert contro la Francia, cercando di strumentalizzare il legittimo sentimento di opposizione allo storico colonialismo francese. Ne è risultata una temporanea ripresa della spirale dei fondamentalismi contrapposti nella quale ha provato ad inserirsi anche il politicamente moribondo Salvini, per rimproverare alla ministra Luciana Lamorgese sue inesistenti responsabilità al riguardo.

Contro ogni tentazione di risuscitare la distruttiva e suicida logica della “guerra tra civiltà”, tanto cara ai politicanti populisti in crisi, si chiamino essi Erdogan o Trump, va viceversa rafforzato il carattere coeso e solidale della nostra società anche nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo, così come richiesto da un appello formulato da Grei250 e dal Forum per cambiare l’ordine delle cose. La strada per battere il Covid passa anche da qui, specie tenendo conto del fatto che i migranti sono sempre più nei fatti parte integrante del nostro popolo e della nostra classe operaia.