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Vaccino anti-Covid, Di Lorenzo (Irbm): “Trenta milioni di dosi in Europa entro fine anno se tutto va bene, tempi burocratici verranno accorciati”

“Siamo alla fase 3 della sperimentazione clinica del vaccino anti-covid. Ci aspettiamo che a fine novembre questa fase sarà conclusa e a quel punto la parola passerà alle agenzie regolatorie. I tempi normali di solito sono 6-8-10 mesi, ma in una situazione così importante penso che le agenzie regolatorie cercheranno al massimo di ridurre i tempi, in modo da dare una risposta nel giro di qualche settimana“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) da Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato del centro di ricerca Irbm di Pomezia, che attualmente sta collaborando con l’Università di Oxford per la realizzazione di un vaccino anti Covid 19 per Astra Seneca.

Di Lorenzo, tuttavia, puntualizza: “I tempi che molto probabilmente saranno accorciati sono quelli burocratici, ma tutti i tempi dovuti ai controlli scientifici saranno mantenuti in maniera severa. Incrociando tutte le dita, l’obiettivo è quello di riuscire ad arrivare alla fine dei test senza che si verifichino eventi avversi e a quel punto le agenzie regolatorie impiegheranno 3-4 settimane per arrivare entro la fine dell’anno a consegnare in Unione Europea le prime dosi, in numero pari a circa 25-30 milioni. Mi preme dire che la sperimentazione clinica volge a termine sempre dando per scontato che non ci siano problemi dell’ultimo minuto. Attaccarsi al discorso temporale della fine d’anno o di gennaio è una questione teorica piuttosto che dai risvolti pratici. Alla gente interessa capire se si arriverà al vaccino in tempi abbastanza celeri. Che siano due o tre mesi non cambia un granché”.

Il presidente di Irbm aggiunge: “Siamo alla coda della fase 3, durante la quale testiamo il tutto sui grandi numeri, che non comprendono solo i volontari sani, come nella fase 1 e nella fase 2, ma anche volontari che hanno patologie. Dobbiamo, cioè, verificare che il vaccino possa essere somministrato a un anziano di 95 anni o a una persona che ha avuto un infarto o a un malato di tumore. In più, gestiamo numeri importanti: considerate che in questo momento abbiamo 50-60mila persone monitorate in modo severo e sottoposte a un ripetuto check-up”.

Circa la rivelazione del Financial Times in merito alla robusta risposta immunitaria nelle persone anziane al vaccino, Di Lorenzo preferisce non commentare: “Si tratta di una indiscrezione, perché ad ora sulla fase tre non è stato ancora pubblicato nessun dato scientifico. Commentare le indiscrezioni è sempre un po’ scivoloso. Quello che posso dire è che, allo stato attuale, tutto procede nel migliore dei modi e non ci sono evidenze che facciano pensare a delle controindicazioni dal punto di vista dell’età e delle patologie. E’ vero che nella pubblicazione dei dati di fase 1 su The Lancet era stato messo un accento proprio sulla capacità del candidato vaccino di immunizzare in maniera importante”.