Scuola

Covid, fumata nera al vertice sulla scuola tra Conte, Azzolina e i capidelegazione: è braccio di ferro nella maggioranza, riconvocato sabato

La ministra ha difeso l’apertura a spada tratta ma si è trovata di fronte Franceschini che non se l’è sentita di affermare che la scuola dev’essere l’ultima a chiudere. Dal canto suo Bonafede non ha potuto far altro che fare quadrato attorno alla sua ministra, ma a detta di chi era presente al vertice l’ha fatto con “timidezza”. Netta la posizione di Italia Viva: su questa partita sta con l’inquilina di viale Trastevere. Ma i governatori che decidono la chiusura non possono essere fermati

Fumata nera a Palazzo Chigi. Il vertice urgente convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla scuola si è concluso con un niente di fatto ed è stato riconvocato sabato. Anzi una novità c’è: il governo ha alzato le mani di fronte alle Regioni che hanno scelto la chiusura delle scuole. L’incontro tra il premier, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e i capidelegazione dei partiti di maggioranza – ovvero il ministro Dario Franceschini per il Partito Democratico; il ministro Alfonso Bonafede per il Movimento 5Stelle e la ministra Teresa Bellanova per Italia Viva – è durato quasi due ore ma non ha portato ad alcuna decisione.

Sul tavolo di Palazzo Chigi si è consumato l’ennesimo braccio di ferro nella maggioranza: la ministra Azzolina ha difeso l’apertura della scuola a spada tratta ma si è trovata di fronte Franceschini che non se l’è sentita di affermare che la scuola dev’essere l’ultima a chiudere. Dal canto suo Bonafede non ha potuto far altro che fare quadrato attorno alla sua ministra ma a detta di chi era presente al vertice l’ha fatto con “timidezza”. Netta la posizione della Bellanova: Italia Viva, pur avendo posizioni diverse dalla Azzolina, su questa partita sta con l’inquilina di viale Trastevere.

Un clima, quello registrato a Chigi, che ha costretto Conte a rinviare tutto a domani ad un orario che ancora non è stato definito. Sul tavolo resta la spinosa questione delle ordinanze regionali. Sembra che non vi sia l’intenzione di aprire un dialogo con i governatori della Campania e della Puglia, lasciando loro la libertà di decidere. La ministra dell’Istruzione non ha il potere per opporsi ai presidenti di Regione, visto che l’ultimo Dpcm lascia a questi ultimi la possibilità di “rinforzare” nel misure previste nel decreto. Il governo ha lasciato ampio margine alle Regioni e l’ipotesi che altri presidenti possano adottare la didattica a distanza al 100% come in Lombardia, Piemonte, Umbria e Sicilia non è remota.

Immediata la reazione di Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario all’Istruzione e capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera: “Non si chiude la scuola con un tratto di penna o una ordinanza. La scuola non è semplicemente un ufficio pubblico, una funzione pubblica, un compito da fare. La scuola è un percorso educativo fatto di rapporti umani. Prima di chiuderla bisogna veramente provarle tutte, ma proprio tutte”. Intanto l’Istituto superiore di Sanità ha certificato che l’ambito scolastico rappresenta il 3,8% dei contagi.

A fornire i numeri è stato Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità. In occasione della conferenza stampa dell’Iss che ha preannunciato l’uscita a breve di un focus specifico sulla scuola, dopo le polemiche delle ultime ore sul numero dei contagi negli istituti scolastici, è emersa qualche indiscrezione. A spiegare la situazione ci ha pensato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro: “La curva che noi oggi abbiamo di crescita è analoga a quella della popolazione generale ma è altrettanto vero che stiamo collaborando strettamente con il ministero dell’Istruzione per analizzare i dati e per poter fonire un’analisi un po’ più dettagliata che uscirà nelle prossime giornate anche per manifestare la massima attenzione e per fare in modo di tutelare da una parte il funzionamento della scuola dall’altra la salute di tutta la popolazione”.