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Covid, Locatelli (Css): “Vaccini pronti la prossima primavera. Tamponi? È facile dire che vanno aumentati, serve una strategia per farli”

Vaccino contro il Covid? Realisticamente credo che potremmo far partire le vaccinazioni per le persone fragili, le forze dell’ordine, gli operatori sanitari nei primi mesi della prossima primavera. È un risultato formidabile, se pensiamo che di solito un vaccino viene sviluppato e reso disponibile dopo cinque-dieci anni di lavoro e non dopo soli 12 mesi”. Sono le parole di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico, intervistato da Chiara Placenti su Inblu Radio.

Il medico spiega che la situazione a marzo era decisamente più grave di quella attuale, ma sottolinea: “Ora la situazione è delicata, forse anche critica, quindi merita la massima attenzione e la massima allerta, ma non è tale da generare panico e terrore. Non siamo assolutamente di fronte a una situazione che è sfuggita al controllo. Non stiamo rincorrendo un problema. Siamo un paese molto più preparato rispetto a febbraio-marzo. C’è una situazione epidemica che investe tutto il continente. Ricordo che l’Italia, assieme a Germania, Finlandia e Grecia, ha i numeri più favorevoli, in termini di contagio“.

Locatelli risponde anche al virologo Andrea Crisanti e a suoi colleghi che invocano un maggiore numero di tamponi: “Il lavoro fatto dal commissario Arcuri, anche sui tamponi, è formidabile. Siamo arrivati a più di 165mila tamponi, l’Italia è uno dei paesi che fa più tamponi al mondo. In questo momento c’è anche la disponibilità di test rapidi antigenici. Sono stati identificati quelli più affidabili e il commissario Arcuri sarà in grado di garantire al paese un loro acquisto in numero assai rilevante. Tuttavia, io più che di numero di tamponi parlerei di strategie per effettuare i tamponi – spiega – perché i numeri hanno poco senso perché altrimenti diventerebbe una corsa che andrebbe ad autosostenersi e sposterebbe l’asticella sempre più in alto. Dire ‘facciamo più tamponì’ è facile, mentre più complesso e articolato il discorso sull’elaborazione di una strategia in termini di sistema Paese per dar corso alla realizzazione di questi tamponi e per rendere efficienti questi percorsi”.

Il presidente del Css auspica un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri, al fine di non gravare sugli ospedali e sui pronto soccorso: “Dobbiamo dar loro un ruolo più importante. La logica dei test antigenici rapidi, in tal senso, è proprio quella di affidare a loro la possibilità di effettuare tamponi sui pazienti. Un’altra proposta interessante è quella di Luca Richeldi, eccellente pneumologo che lavora con noi al Css: incrementare il numero di pulsiossimetri in dotazione, al fine di ‘screenare’ tutte le situazioni di insufficienza respiratoria latente. Grazie alla più capillare disponibilità di pulsiossimetri, un medico può decidere chi è meritevole di un riferimento ospedaliero rispetto invece a chi può essere gestito a domicilio”.