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Patrick Zaki non aveva piani contro l’Egitto. Ambasciatore, accetti le nostre 150mila firme

L’8 settembre, previo preavviso formale, una delegazione di Amnesty International Italia si è recata presso l’ambasciata d’Egitto a Roma per consegnare oltre 150.000 firme raccolte nei precedenti sette mesi a sostegno della richiesta di scarcerazione di Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato al Cairo l’8 febbraio.

Dopo una lunga attesa, l’ambasciata ha rifiutato di accogliere le firme.

Ci si è riprovato mercoledì 16, con lo stesso esito. Si farà un terzo tentativo questa settimana. Ma prima di allora, vorrei rivolgermi da questo blog direttamente all’ambasciatore. Così:

“Eccellenza,

negli ultimi sette mesi moltissime persone in Italia hanno preso a cuore la situazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al Cairo lo scorso 8 febbraio. Uno dei risultati di questa mobilitazione è stata l’adesione di oltre 150.000 persone a un appello lanciato da Amnesty International Italia per chiedere la scarcerazione di Patrick.

Mi creda: queste persone, così come l’organizzazione che ha proposto l’appello, non sono mosse da alcuna agenda politica. Vedono nel Suo governo l’interlocutore cui chiedere la scarcerazione di un ragazzo che ha sempre e solo manifestato interesse per la ricerca e gli studi sui diritti umani. Un ragazzo che ha trascorso molti mesi del 2019 al Cairo impegnandosi al massimo per cercare di ottenere un posto, attraverso una selezione rigorosissima, in un Master dell’Università di Bologna.

Patrick non aveva alcun piano in mente se non venire a studiare in Italia. Avesse avuto intenzioni diverse o ostili nei confronti del Suo Governo, sarebbe rimasto in Egitto.

A Bologna, Patrick si è impegnato con profitto negli studi, ha iniziato a superare esami, ha frequentato la città, i suoi portici, i suoi bar, il suo stadio. A febbraio ha preso una piccola pausa e ha fatto rientro nel Suo paese, per trovare la famiglia e raccontare a parenti e amici la sua nuova vita italiana. Non sapeva che esistesse un mandato di cattura nei suoi confronti.

Sarebbe importante, Eccellenza, ricevere da parte Sua un segnale di attenzione e di rispetto nei confronti delle 150.000 persone che hanno firmato la petizione di Amnesty International. Quello scatolone, che invano per due volte si è provato a consegnarLe, non può rimanere per terra in via Salaria.

Grazie per l’attenzione”.