Politica

Per il ministro Speranza il suo partito è l’unico davvero di sinistra: un discorso da paradosso

Ieri sera il ministro Roberto Speranza, intervistato al Tg La7 da Enrico Mentana, ha dichiarato a proposito di elezioni regionali che il suo partito è l’unico partito davvero di sinistra, perché è l’unico che difende sul serio i beni pubblici come sanità e scuola.

Se per sinistra si intende un partito che si batte per dare alla sanità e alla scuola più soldi, quello che dice il ministro è sicuramente vero, anche se in questo caso vorrebbe dire che si è di sinistra solo se si spende di più cioè solo se si mette mano alla spesa pubblica come una volta faceva la Dc; indipendentemente – ha precisato il ministro – se i soldi provengono dal bilancio pubblico, o dal Recovery fund, o dal Mes.

“Pecunia non olet” dovrebbe essere lo slogan di questa sinistra: non è importante da dove vengano i soldi e non è importante se poi prima o poi i soldi bisogna restituirli. L’importante è sapere che spendere soldi pubblici diventa la vera base del consenso sociale come ai tempi d’oro della Dc.

Il discorso pur logico di Speranza, anche se politicamente discutibile, si infrange nel paradosso, perché oggi per difendere ad esempio la sanità come bene pubblico non bastano i soldi, sia chiaro necessari e indispensabili, ma bisogna avere delle precise idee di riforma perché prima di tutto bisogna rimediare ai tanti errori fatti dalla sinistra di governo, in particolare dal Pd (il partito di Speranza fino al 2017) e dall’Emilia Romagna: il partito e la regione da cui provengono illustri dirigenti di Articolo 1 come Bersani o Errani, che sulla sanità con i loro assessori hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo.

La pandemia ha fatto venire a galla tutti gli errori politici del Pd; per esempio:

1. la riforma del titolo V e il regionalismo differenziato caldeggiato per primo dal prode Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna;

2. l’eliminazione dei comuni dal governo della sanità voluta dall’Emilia Romagna;

3. la creazione delle aziende volute per prime dall’Emilia Romagna e ormai apertamente in crisi;

4. gli accorpamenti territoriali, cioè le mega Usl volute dall’Emilia Romagna.

Ma se le cose stanno così, nonostante quello che dice Speranza, se proprio si vuole essere di sinistra bisognerebbe riformare le politiche sbagliate imposte alla sanità dalla sinistra di governo e messe a nudo dalla pandemia.

Se Speranza si limiterà, come sembra voglia fare, a potenziare il sistema sanitario che c’è ma a criticità sanitarie invarianti, l’altro paradosso contro cui rischiamo di schiantarci è quello che con le tasche piene di soldi si finirà con il potenziare le criticità mettendo in pericolo il bene che Speranza dice di voler difendere e tutelare. In sintesi, per essere terra terra:

1. da una parte la pandemia ci dice ad esempio che il modello di governo della sanità andrebbe riformato e dall’altra Speranza ci dice che quel che conta, a modello di governo invariato, sono i soldi;

2. da una parte a causa della pandemia Speranza vuole accrescere la spesa pubblica e dall’altra questo governo continua a incentivare la spesa privata, cioè a chiudere gli occhi su un’altra cavolata del Pd, cioè la riammissione delle mutue e dei fondi che la riforma del ’78 aveva superato;

3. da una parte Speranza ci dice che a causa della pandemia vuole fare la medicina di prossimità, dall’altra per non pestare i calli alle regioni non dice una parola sull’esclusione dei comuni dal governo della salute e pur parlando di territorio da potenziare mantiene un sistema come le mega Usl, nel quale il territorio è tutt’altro che prossimo ai bisogni delle persone.

Di questi paradossi e contro-paradossi, oltre quelli citati, ce ne sono tanti e alcuni grossi come case. Tutti ci dicono che l’aforisma di Speranza “si è di sinistra solo se abbiamo soldi da spendere” è quanto meno discutibile.

La pandemia ci dice impietosamente un’altra cosa: per essere di sinistra bisognerebbe correggere per prima cosa gli errori della sinistra e recuperare quanto prima i suoi spaventosi ritardi culturali. Speranza è una brava persona ma non mi pare abbia la forza intellettuale e il peso politico necessario per mettersi contro le regioni, il mondo dell’intermediazione finanziaria, lo stesso Pd. Egli è, per quanto di sinistra, solo un bluffer e questo non giova alla sanità pubblica.