Televisione

Hell Raton, ecco chi è il nome a sorpresa di X Factor 2020: “Quando sono arrivato speravo di non stare sul caz*o a Mika ma la realtà è un’altra”

Il produttore e imprenditore è il nome su cui la produzione del talent show di Sky ha puntato per creare l'effetto a sorpresa. Se il suo nome al grande pubblico televisivo dice poco o nulla, nell'ambiente rap è un professionista stimatissimo. “Quando sono arrivato speravo di non stare sul cazzo a Mika e avevo paura di scontrarmi con Manuel Agnelli, in realtà siamo come vecchi compagni di classe alla cena di raduno”, ha detto a IlFattoQuotidiano.it

Anche se al pubblico televisivo è sconosciuto, dietro le quinte del mondo rap è uno dei professionisti più stimati. Hell Raton (vero nome Manuel Zappadu, ndr) è stato il nome a sorpresa della giuria di “X Factor”. La scelta della produzione è caduta su di lui per le sue attività dietro le quinte dell’etichetta Machete Empire Records, fondata nel 2013 con Salmo, di cui è CEO e direttore creativo, e anche per la produzione artistica degli artisti Me Next, agenzia di management, promotore anche di vari progetti benefici come “Machete Aid”, la maratona a sostegno dei lavoratori del settore musicale colpiti durante l’emergenza sanitaria del Covid-19.

Teso per il debutto a “X Factor”?
Quando sono arrivato speravo di non stare sul cazzo a Mika e avevo paura di scontrarmi con Manuel Agnelli (ride, ndr). In realtà siamo come vecchi compagni di classe alla cena di raduno!

Qual è la qualità principale che deve avere un concorrente?
Sono alla ricerca del gusto, sembra banale ma non lo è. Ci sono cantanti che non hanno gusto e lo dimostrano e molto spesso lo dimostrano anche nella scelta delle cover che purtroppo non valorizzano la loro performance. Per me la caratteristica del gusto è determinante perché fa la differenza tra un artista e un altro. Puoi avere tutta la tecnica che vuoi ma se non hai quel quid in più, non basti. Devo dire che alla fine delle sei puntate, al di là di qualche caso, il 90% dei cantanti ha fatto delle scelte azzeccate.

X Factor si accende in un momento in cui la discografia è in crisi a causa della pandemia. Quali sono le prospettive?
Parlo da discografico e imprenditore con sette aziende che lavorano nel settore. Chiaramente lato management e booking live si sta navigando a vista, in virtù dei protocolli sanitari che ci sono. Anche se per alcuni le regole sono inesistenti, mentre altri le hanno applicate. Quando lavori in produzioni grosse c’è un grande senso di responsabilità e sono consapevole che c’è bisogno tornare al lavoro.

Come hai affrontato questo momento di crisi?
Sin da subito, nonostante i live si siano fermati, abbiamo contrattaccato senza fermare la musica. Nonostante fossimo consapevoli che saremmo andati in perdita, abbiamo fatto uscire dischi che naturalmente non hanno potuto godere del massimo della loro performance. Abbiamo combattuto con lance spezzate. Ma il segreto, quando una economia si ferma, è proprio cercare di non fermarsi e comunque continuare anche se il futuro sembra difficile. Quindi con il mio team abbiamo attuato un piano d’attacco con il digitalizzare tutto quello che si poteva digitalizzare. Dall’evento di beneficenza di 12 ore Machete Aid con Salmo, a supporto dei lavoratori fragili dello spettacolo, alle uscite dei dischi. È importante trasmettere energia, nell’attesa di un contatto fisico e di un abbraccio che per tutti noi sono importanti.

Prenderai nella tua scuderia uno dei cantanti di “X Factor”?
Sono arrivato proprio con questo obiettivo: spero di poter continuare il percorso con uno dei miei cantanti.

Sei molto attento alla comunicazione, come mai il rapporto tra i social e rapper è sempre conflittuale e scatena quasi sempre polemiche?
Ognuno è responsabile della propria comunicazione, ma mi sono reso conto che qualsiasi frase abbia un punto di vista oggettivo si scatena l’odio fugace verso il rapper.

In che senso?
Che dura due secondi, atteggiamento tipico dei leoni di testiera. Poi quando si arriva al confronto diretto, come ad esempio è successo con Guè Pequeno che tramite Le Iene ha incontrato un hater, si scopre che in realtà è un fan stesso che cerca di attirare la tua attenzione. Non so cosa faccia scattare quella ‘scintilla’ degli attacchi social, ma come studioso di comunicazione mi sono reso conto che è più facile attaccare che comprendere. Servirebbe un piano di confronto con discussione critiche, costruttive e non distruttive da spara-sentenze.