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Siria, abbiamo fatto orecchie da mercante e ora ce ne siamo dimenticati

Ci siamo dimenticati della tragedia della Siria. Un dramma che ha provocato quasi un milione di morti e almeno dieci milioni fra sfollati interni e rifugiati nei paesi limitrofi o a casa nostra. Ci siamo scordati della Siria nonostante si affacci sul Mediterraneo e, come in un gioco di specchi, in quel paese abbiamo maturato dubbi e convinzioni. Come quella che il fondamentalismo sia il male maggiore degli arabi.

Abbiamo visto scorrere le immagini dei corpi decapitati da uomini vestiti in nero: atroci, certo. Ma lo stesso sgomento non siamo riusciti a trovarlo per le centinaia di migliaia di morti. Uno contro centinaia di migliaia. Sgomento contro assuefazione. Una morte irrimediabilmente più importante di decine di altre: come se i corpi, a decine di migliaia, impilati, fossero infinitamente più piccoli e trascurabili di uno solo, occidentale.

La Siria fa parte, oggi, di quelle guerre dimenticate che fanno ora parte del nostro insieme di luoghi comuni: l’Africa, con i bambini morti di fame; il Medioriente, la Siria, con una eterna guerra. Non è questo quello che pensiamo? Tralasciando le nostre responsabilità, quelle dei governanti che eleggiamo e che sono capaci di sostenere le piccole dittature di queste ormai Repubbliche delle Banane in cambio di qualche casco di petrolio o del blocco navale che non faccia arrivare i ‘dannati della terra troppo vicini’.

Così i siriani, beffati innumerevoli volte – dalle Ong che non portano aiuti ma elargiscono solo lauti stipendi a funzionari occidentali; dai dittatori in giacca e cravatta, come Bashar al Assad e moglie, Asmae, costei presa a fare shopping compulsivo in barba ai morti di miseria che riempiono le strade di Damasco e di tutta la nazione – hanno il tempo di bruciare a Moira: primo baluardo dei valori europei. Civiltà, cultura e democrazia sembrano non esserci più su quell’isola greca: forse sono state bruciate dalle fiamme?

Ma come è possibile che, fra le cose di cui siamo dimentichi, ci sia anche la richiesta di libertà che i siriani avevano fatto quasi dieci anni fa, nel marzo del 2011? “Il popolo vuole la caduta del regime” gridavano. L’Europa, gli europei – non tutti, sia chiaro – hanno fatto orecchie da mercante non riconoscendo il diritto di un popolo del mondo di terza classe di aspirare all’autodeterminazione. Il risultato è l’amnesia sulla Siria. E io, umile figlio di uno scampato, gioco a fare quello che la Siria la vuole scordare per non sentire più male. Anche se loro, i siriani, ci continuano a chiedere: “perché ci avete abbandonati?”