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“Niente Patto di Stabilità finché il Pil non torna al pre-Covid”. Da Berlino Gualtieri chiarisce la posizione italiana: “Poi vanno riviste le regole”

Il ministro dell'Economia parla a margine dell'Ecofin informale: sarebbe "un errore" reintrodurre i vincoli dell'austerity, "è più rischioso togliere lo stimolo troppo presto che troppo tardi". Convinzione ribadita anche dal commissario Gentiloni. Discussione sulla digital tax: "Soluzione entro fine anno". Sul tavolo torna pure la riforma del Mes: "Lavoriamo per avere l’introduzione anticipata del backstop da fine 2021"

Avanti con la grande riforma economica europea, evitando di tornare velocemente alla vecchia austerity, almeno finché “c’è un impatto sull’economia del Covid”. Da Berlino, dove ha partecipato alla riunione informale dell’Ecofin, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, rilancia la sua ricetta per un’Italia e un’Europa pronte a tornare alla crescita dopo l’incubo della pandemia: “Finché non si torna a livelli di Pil pre-Covid sarebbe un errore reintrodurre le regole del Patto di Stabilità, questa è la posizione dell’italia”, ha chiarito il ministro. Che ha definito l’Ecofin informale di oggi “molto positivo” sul Recovery Fund, ma “meno sulla riforma del bilancio” comunitario. I ministri europei hanno discusso anche della possibilità di introdurre nuove risorse proprie, in primis una digital tax che potrebbe servire a ripagare i debiti comuni. Sul tavolo anche la riforma del Mes e nello specifico l’entrata in vigore del backstop (un paracadute finanziario al fondo salva-banche Srf): si lavora per introdurlo già a fine 2021.

Il dibattito sull’austerity
Finita la crisi, i rigoristi vorranno tornare al Patto di Stabilità, al momento sospeso tramite la ‘clausola di fuga’. Per Gualtieri, invece, “ci sarà l’esigenza di rivedere le regole che ne migliorino il carattere”, perché al momento il Patto prevede “troppa complicazione, un’eccessiva pro-ciclicità, un non-incentivo agli investimenti“. Una formula che, per il titolare di via XX settembre, non può più funzionare. A suo parere, invece, bisogna seguire i consigli del commissario europeo Paolo Gentiloni, secondo cui è più rischioso eliminare lo stimolo troppo presto, piuttosto che troppo tardi. Poi, “quando sarà opportuno superare la temporanea sospensione del Patto di stabilità, ci sarà l’esigenza di rivedere le regole che ne migliorino il carattere”, ha spiegato Gualtieri.

A Berlino, durante gli incontri bilaterali a margine dell’Eurogruppo e dell’Ecofin informale “molti colleghi hanno sottolineato che i dati dell’Italia sono superiori a quelli che molti si aspettavano. L’Italia è tra i Paesi che sta avendo in questo terzo trimestre un rimbalzo che si sente, che si vede”, ha rivendicato Gualtieri. Reintrodurre subito gli obblighi previsti dal Patto di Stabilità però sarebbe “un errore”. L’Italia e la Commissione Europea “pensano che sia opportuno mantenere un orientamento espansivo” anche nel 2021. “Condivido – ha continuato Gualtieri – le parole del commissario Paolo Gentiloni: è più rischioso togliere lo stimolo troppo presto che troppo tardi. Il secondo trimestre è stato molto negativo, il terzo è buono, superiore alle aspettative, sul quarto c’è molta incertezza. Questi elementi di incertezza suggeriscono molta prudenza“. Come dicono diverse istituzioni finanziare internazionali, occorre fare molta “attenzione a non interrompere il sostegno all’economia prematuramente. Penso, e lo ha detto anche lo European Fiscal Board, che in ciascun Paese, prima di passare alle regole del patto di stabilità, in quel Paese il Pil dovrebbe essere tornato al livello pre Covid”, ha spiegato ancora Gualtieri.

L’ipotesi di una digital tax
Ben vengano, nel frattempo, i fondi del Next Generation Eu, che Gualtieri vorrebbe incanalare verso un’innovazione che aiuti la sostenibilità ambientale e sociale. La Germania, che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue, benedice il Recovery Fund. Ma, come ricorda il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, per mettere in atto le decisioni prese dal Consiglio europeo di luglio, i nuovi debiti contratti dalla Commissione europea dovranno essere ripagati con maggiori risorse proprie. Risorse che, peraltro, potrebbero arrivare con la tassa sul digitale. Servono nuove risorse proprie per finanziare il bilancio Ue, “ora o mai più“, ha sottolineato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, a margine dell’Ecofin. “In generale – ha aggiunto – penso che questo sia il momento per fare progressi su una tassazione più efficace nell’Ue. Abbiamo sostegno da parte dell’opinione pubblica, un forte appoggio da parte del Parlamento Europeo e il bisogno di fare passi avanti”.

La Commissione, ha continuato Gentiloni, “presenterà in autunno un piano di azione sulla tassazione delle imprese e misure concrete nel primo trimestre del prossimo anno sulla tassazione del digitale e sulla tassazione minima, se non c’è accordo a livello globale”. Al momento sono in corso trattative, complesse, a livello Ocse. Se queste non dovessero dare frutti, il governo italiano spinge per procedere soltanto in sede europea. “Sulla digital tax c’è una discussione difficile a livello Ocse: abbiamo insistito per trovare una soluzione entro fine anno, altrimenti è giusto che venga introdotta a livello europeo”, ha affermato Gualtieri.

La riforma del Mes e il backstop
All’Ecofin, pur se informalmente, i ministri hanno discusso anche della riforma del Mes, già incanalata e poi congelata per via della pandemia. Gli istituti di credito italiani attendono la riforma complessiva, che permetterebbe un travaso di risorse per salvare proprio le banche, tramite il meccanismo di risoluzione, quello che tecnicamente viene chiamato appunto backstop. Gualtieri spinge per accorciare i tempi: “Abbiamo discusso di finalizzare l’entrata in vigore del backstop, che è collegato alla riforma del trattato Mes, e abbiamo convenuto sull’opportunità di lavorare per avere l’introduzione anticipata del backstop da fine anno prossimo. Questo richiede alcuni passaggi” e “consentirà a noi in Italia di affrontare questo tema che era stato un po’ congelato”, ha spiegato il ministro. Che sul Mes ha ricordato: “Come è noto la riforma dal punto di vista dei contenuti è chiusa da tempo”.