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Patrick Zaki visitato in carcere dalla madre: “è in buona salute ma è preoccupato per gli studi e per la sua detenzione”

Dopo oltre 5 mesi di detenzione nel carcere di Tora a Il Cairo, lo studente egiziano dell’Università di Bologna Patrick Zaki ha finalmente potuto incontrare la madre. A darne notizia sono stati gli stessi familiari del ragazzo di 29 anni. Patrick è apparso in buona salute, ha spiegato la madre, anche se avrebbe perso un po’ di peso e il suo aspetto sarebbe cambiato leggermente. Zaki si è mostrato preoccupato per lo stato dei suoi studi, oltre che per la sua detenzione. Lo studente è stato arrestato sette mesi fa al controllo doganale dell’aeroporto de Il Cairo al suo arrivo dall’Italia. Il fermo è stato poi trasformato in arresto e via via prorogato, l’ultima volta a fine luglio, senza che sia ancora stata fissata una scadenza per la detenzione. L’accusa è di diffusione di informazioni dannose per lo Stato e incitazioni ad azioni contro il medesimo ed è legata ad alcuni post su Facebook pubblicati da Zaki dopo le proteste di piazza del settembre 2019. Dopo un periodo di reclusione nel carcere di Mansoura, Patrick Zaki è stato spostato nella prigione de Il Cairo durante il periodo del lockdown e qui rimane in attesa di giudizio. Dopo un incontro lo scorso febbraio , la famiglia e i legali non hanno avuto notizie sulla sua detenzione, né, fino a ieri, hanno potuto incontrare Patrick.

Le parole della sorella su Facebook – Cinque giorni fa su Facebook la sorella di Patrick, Marise, ricordava che sono passati oltre 200 giorni, 7 mesi, dal suo arresto. “Patrick – ha scritto la sorella – mi manchi tu, mi manca ogni minuscolo dettaglio di te, ogni tuo punto di vista sui piani della mia vita, le tue parole che mi motivavano a perseguire nei miei progetti. Il tempo passa e io faccio sempre più fatica a vivere la quotidianità senza di te. Sono 200 giorni e tu non sei qui al mio fianco, non possiamo parlare non possiamo condividere le piccole cose. Ti sogno sempre, rivedo davanti a me il tuo splendido sorriso e sento nitida la tua voce. A presto, fratello mio”.

Nelle ultime settimane due detenuti di Tora, uno nella stessa sezione di Zaki, sono morti in circostanze poco chiare. Prima il leader della Fratellanza Musulmana, Essam al-Erian, stroncato da un attacco cardiaco durante un’accesa discussione, poi un tassista morto il 10 agosto folgorato in cella da un bollitore, ma la notizia comunicata ai suoi familiari soltanto otto giorni più tardi. A maggio era toccato al giovane regista e blogger Shady Habash.