Politica

“La campagna per un no insincero è un trappolone per destabilizzare il governo”: le ragioni di Bersani per il taglio parlamentari

Il presidente di Articolo 1 con un post su Facebook ha chiesto credibilità al percorso: riforma elettorale ma soprattutto legge Fornaro in materia di base territoriale per l'elezione di Palazzo Madama e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica. Poi ha fatto una considerazione politica sul fronte dei contrari al taglio, che secondo lui mirano a far cadere l'esecutivo

“La campagna per un no insincero è un trappolone per destabilizzare il governo”. A una settimana dalla direzione nazionale del Pd in cui si deciderà la posizione del partito sul taglio dei parlamentari e nei giorni del dibattito tra dem e M5s sul percorso necessario per equilibrare l’eventuale diminuzione di deputati e senatori, sul tavolo del centrosinistra arrivano le parole di Pier Luigi Bersani. Una riflessione che di certo farà pensare chi, all’interno di un Partito democratico ancora diviso, è ancora legato alle idee dell’ex segretario e attuale presidente di Articolo Uno. “Mi si chiede che cosa farò al referendum. Su un tema così controverso ogni opinione in famiglia è legittima e va rispettata – ha scritto sulla sua pagina Facebook l’ex ministro – Io, assieme a molti altri a sinistra, ho sempre proposto la riduzione dei parlamentari. Non certo per antiparlamentarismo, ma per l’efficienza e l’autorevolezza della rappresentanza. Tutto questo – ha continuato – naturalmente in un quadro di condizioni coerenti e necessarie. Rimango di quella idea”.

Dopo la premessa, Bersani passa alla spiegazione di ciò che intende fare nel processo di avvicinamento al voto referendario del 20 e 21 settembre: “Che cosa farò ora? Guarderò nei prossimi giorni due cose – ha spiegato l’ex leader dem – La prima sarà la credibilità del percorso. Il percorso di una nuova legge elettorale, certamente, ma prima ancora del progetto di legge Fornaro“. La legge Fornaro (dal nome del deputato di Leu), nella fattispecie, è la norma in materia di base territoriale per l’elezione di Palazzo Madama e di riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica. Per Bersani, “lì si risolve una distorsione nella rappresentanza del Senato che ci ha già destabilizzati più volte e che con la riforma si aggraverebbe”.

Il secondo aspetto di cui parla l’ex segretario del Pd è tutto politico ed è quello che lui definisce “l’andamento del ‘trappolone‘”: “Chiamo così la campagna per un no insincero – ha sottolineato – mirato ad aprire un solco incolmabile tra 5 Stelle e sinistra, e quindi a destabilizzare il governo. Prendesse piede questa campagna che è già in corso, non mi ci arruolerei di certo”. La conclusione del post, invece, è una riflessione sul passato della sinistra che, a seguire il ragionamento di Bersani, deve essere la cartina di tornasole per l’atteggiamento che tutta la coalizione deve avere in ottica referendum di settembre: “Davanti all’appuntamento referendario – ha detto il presidente di Articolo Uno – è ovvio e sacrosanto che prevalga l’elemento costituzionale e istituzionale. Vedo tuttavia troppa noncuranza, anche in questo passaggio, di un dato politico profondo. Nella storia d’Italia – ha spiegato – tutte le volte che forze democratiche non hanno compreso di dover trasformare una controversa prossimità in un progetto e in un campo comune, hanno lasciato strada libera alle destre, da tragedia o da operetta che fossero”.