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Sempre più super ricchi portano la residenza in Italia per approfittare della tassa fissa voluta da Renzi: l’anno scorso sono stati 421

Progressione continua: 98 nel 2017, 263 nel 2018. La norma consente di pagare 100mila euro al fisco e chiudere i conti, qualunque sia il reddito prodotto all'estero. Il gettito ottenuto dall'erario in tre anni è stato di circa 64 milioni. La Corte dei Conti: "Arduo valutare la rispondenza della misura alla finalità dichiarata di favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti"

Cristiano Ronaldo e Davide Serra sono tra i nomi noti che ne hanno approfittato quasi subito. Ma la tassa fissa di 100mila euro varata dal governo Renzi nel 2017 per invogliare i super ricchi a portare la residenza in Italia è diventa via via più appetibile, a giudicare dalla progressione del numero di “Paperoni” che hanno chiesto di poterne beneficiare. Nel 2019, secondo Il Sole 24 Ore, sono stati 421. Contro un totale di 98 e 263, rispettivamente, nel 2017 e 2018, stando a dati dell’Agenzia delle Entrate riportati nell’ultima relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello Stato. Numeri che comprendono anche i familiari trasferiti in Italia insieme al “contribuente principale”, i quali pagano un forfait di 25mila euro l’uno.

Il regime forfettario introdotto con l’ultima legge di Bilancio del governo Renzi comporta il versamento di una cifra fissa di 100mila euro indipendentemente dall’ammontare dei redditi di fonte estera guadagnati da chi chiede la residenza in Italia. Un’opzione decisamente conveniente per chi ha entrate di milioni di euro, dagli sportivi professionisti a imprenditori e super manager. La possibilità vale anche per gli italiani che abbiano spostato la residenza all’estero, a patto che siano statti fuori dai confini nazionali per almeno nove anni negli ultimi dieci anni di imposta. Chi aderisce al regime speciale chiude così i conti con il fisco e non è tenuto nemmeno a versare le imposte sugli immobili situati all’estero e sul valore dei prodotti finanziari, dei conti correnti e dei libretti di risparmio detenuti all’estero.

Il gettito ottenuto dall’erario nel triennio da chi ha chiesto l’imposta fissa è stato di circa 64 milioni di euro. La Corte dei Conti nella sua relazione nota che “le scarne informazioni disponibili non consentono, tuttavia, di conoscere l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né sulle imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo. Conseguentemente, appare di ardua valutazione la rispondenza della misura alla finalità dichiarata nella relazione illustrativa alla legge di bilancio per il 2017 “di favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti”. La disciplina, infatti, appare principalmente indirizzata a favorire soggetti che possono ritrarre fonti di reddito da più paesi e che trasferiscono la propria residenza in Italia per finalità lavorative (come nel caso, probabilmente frequente, degli sportivi professionisti), residenziali o per altre ragioni, senza tuttavia pretendere un tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel Paese”. In compenso si suppone che si tratti di persone ad alta capacità di spesa, con effetti positivi su consumi di lusso e indotto.