Giustizia & Impunità

“Io sono maschio dominante, con i braccianti metodo tribale”. I sistemi “violenti e razzisti” nell’azienda green del nobile bocconiano

In una conversazione ascoltata dalla Guardia di finanza, il fondatore Guglielmo Stagno d’Alcontres spiegava che "sono più orgoglioso di avere inventato Straberry che avere questi metodi coercitivi, chiamiamoli così, nei loro confronti. Ma sono i metodi con i quali bisogna lavorare". Il gip: in azienda c'era un"tono violento e razzista". Il testimone: "Usavano parole come coglione, negro, negro di merda, animali"

Più volte premiata da Coldiretti con l’Oscar green destinato ai giovani, la StraBerry creata dall’ex bocconiano di nobili origini Guglielmo Stagno d’Alcontres è stata sequestrata con l’accusa di caporalato. E ora dalle carte dell’inchiesta emergono nuovi dettagli sul “clima di terrore” (così lo definisce lo stesso fondatore in un’intercettazione) che vigeva nei campi a Cassina de’ Pecchi, adibiti alla coltivazione di frutti di bosco. I prodotti poi erano destinati alla vendita sulle apecar in centro a Milano. “Questo deve essere l’atteggiamento, perché con loro devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante, è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante…è così…io sono il maschio dominante!”, dice al telefono d’Alcontres, senza sapere di essere ascoltato dalla Guardia di finanza. Secondo quanto emerso dalle indagini, i braccianti immigrati venivano pagati 4,5 euro all’ora per nove ore al giorno, anche se sulla carta i turni erano più brevi. E non mancavano insulti a sfondo razzista.

Negli atti che hanno portato al sequestro, citati da Repubblica e Corriere, sono riportate le testimonianze di alcuni lavoratori. “Non c’era nessun tipo di rispetto nei miei confronti e nei confronti dei miei colleghi”, spiega uno agli inquirenti. In azienda “erano molto offensivi, sempre, usavano parole come coglione, negro, negro di merda, animali. Queste sono le parole che io mi ricordo anche perché spesso non riuscivo a capire tutto quello che dicevano”. In un altro racconto, un bracciante chiarisce cosa è accaduto al momento della chiusura del suo contratto. “Si è rivolto a me (D’Alcontres, ndr) e ha iniziato ad urlarmi in faccia che dovevo firmare la lettera per annullare il contratto e mi ha detto che siamo dei poveracci africani che non hanno niente. Poi mi ha spintonato violentemente provando a buttarmi fuori dall’ufficio e mentre mi spingeva continuava a venirmi sulla faccia e continuava ad urlare e sputacchiarmi in faccia. Io però gli ho detto che finché non mi dava i miei soldi non me ne sarei andato da lì”.

Dalle carte emerge poi il clima che si respirava in azienda. In una conversazione ascoltata dalle fiamme gialle è sempre D’Alcontres a spiegare: “Stamattina appena ho visto uno che parlava, dopo un secondo l’ho mandato a casa, non è che gli ho dato la seconda possibilità…”Vai a casa!” e appena vedo uno con il cellulare io lo mando a casa! È il terrore di rispettare le regole!”. Un metodo di cui lui stesso non si dice orgoglioso, ma sembra non poterne fare a meno. “Alla fine non cambia un cazzo che sono il datore di lavoro, perché se loro capiscono che tu hai gli stessi metodi che son quelli che funzionano (…) posso scrivere un libro, non è che li ho inventati io e sono orgoglioso, sono più orgoglioso di avere inventato Straberry che avere questi metodi coercitivi, chiamiamoli così, nei loro confronti! Ma sono i metodi con i quali bisogna lavorare“. Secondo il gip Roberto Crepaldi il clima che vigeva a Straberry era «generato non solo dall’uso strumentale del contratto a chiamata in senso punitivo nei confronti di coloro che erano ritenuti non sufficientemente produttivi ovvero che osavano ribellarsi alla violazione dei propri diritti (…), ma anche dal tono violento e razzista“.