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Turchia, dopo Santa Sofia un’altra chiesa bizantina diventa una moschea

Il cambio di status di San Salvatore in Chora era stato approvato già a dicembre 2019, ma la decisione del Consiglio di Stato turco non era stata ancora attuata. Costruita nel IV secolo la chiesa fu ricostruita tra 1077 e il 1081, quindi nuovamente nel XII secolo dopo un crollo parziale causato da un terremoto. Contiene pregevoli mosaici di epoca bizantina ed è un sito Unesco

Continua la trasformazione di chiese in moschee a Istanbul. Dopo aver decretato che Santa Sofia, prima chiesa bizantina, poi moschea e quindi museo, tornasse ad essere luogo di culto islamico, la Turchia ha emesso un nuovo decreto presidenziale che trasforma San Salvatore in Chora, già chiesa bizantina e diventata Museo Kariye dopo la seconda guerra mondiale, in una moschea.

Il cambio di status era stato approvato già a dicembre 2019, ma la decisione del Consiglio di Stato turco non era stata ancora attuata. Costruita nel IV secolo, San Salvatore fu ricostruita tra 1077 e il 1081, quindi nuovamente nel XII secolo dopo un crollo parziale causato da un terremoto. Contiene pregevoli mosaici di epoca bizantina ed è un sito Unesco.

La decisione su Santa Sofia aveva scatenato le proteste internazionali. Erdogan aveva comunque specificato che “con il suo nuovo status, Santa Sofia continuerà ad accogliere tutti. Come tutte le nostre moschee, le porte continueranno a essere aperte a tutti, turchi e stranieri, musulmani e non musulmani“.

Anche l’Unesco si era detta “preoccupata” dalla modifica dello status che potrebbe minacciare il “valore universale” del monumento. “Ogni modifica” a un sito inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità “richiede una notifica in anticipo all’Unesco da parte dello Stato interessato e successivamente, se il caso lo richiede, un esame del Comitato del Patrimonio mondiale”. Per ora per l’ex San Salvatore in Chora, meno famosa di Santa Sofia ma considerata un esempio della bellezza dell’arte bizantina, non ci sono state reazioni.