Elezioni 2020

Regionali, Di Maio rilancia l’appello di Conte: “Accordi dov’è possibile”. Il Pd Marche: “Qui i 5 stelle nostalgici del governo con la Lega”

Dopo l'intervento del presidente del Consiglio, intervistato dal Fatto Quotidiano, anche il ministro degli Esteri rompe il silenzio. E auspica il raggiungimento di intese locali, mantenendo come priorità l'ascolto dei territori. Ma né in Puglia né nelle Marche sembra possibile risedersi al tavolo. Il segretario dem marchigiano: "Vinceremo comunque perché in tanti, delusi dal Movimento, sono già con noi"

Il giorno dopo l’appello di Giuseppe Conte per le Regionali, anche Luigi Di Maio rompe il silenzio. Mentre il conto alla rovescia per la chiusura delle liste si sta esaurendo e quando mancano meno di due giorni al termine, il ministro degli Esteri ed ex capo politico del M5s ha deciso di prendere posizione. E lo ha fatto rilanciando l’appello del presidente del Consiglio che, in un’intervista al Fatto Quotidiano del 19 agosto, ha auspicato l’alleanza dei due principali partiti di governo alle elezioni del 20 e 21 settembre, soprattutto laddove risulterebbe decisiva per la vittoria sul centrodestra, come nelle Marche e in Puglia. Il ragionamento di Di Maio, che supera e neutralizza per certi versi le parole del capo reggente Vito Crimi pronunciate ieri e di nuovo oggi al Corriere della Sera, è ampio ma ha una direzione precisa: “Mancano poche ore alla presentazione delle liste”, ha detto, “e ritengo sia opportuno investire ogni energia per trovare degli accordi laddove sia possibile. L’ascolto dei territori, come ho ribadito in più occasioni, resta la priorità. Il presidente Conte a mio avviso ha espresso un concetto più che legittimo, sottolineando l’importanza di ascoltare i territori, ma tutti siamo consapevoli che per governare bene l’Italia ci sia bisogno di amministratori responsabili e le elezioni comunali e regionali sono uno snodo cruciale. È un bene confrontarsi, è un bene provarci laddove le condizioni lo consentono. Lavoriamo per dare risposte agli italiani e non facciamoci tirare dentro in diatribe che non ci appartengono”.

Un intervento che per certi versi ha lasciato sorpresi gli stessi 5 stelle, che vivono queste ore di grande confusione cercando di capire come i leader gestiranno le trattative. Né in Puglia né nella Marche sembra possibile risedersi al tavolo allo stato attuale dei rapporti: se nel primo caso è escluso dall’inizio, anche nel secondo sono sempre più scarse le possibilità. Tanto che il segretario Pd marchigiano, in serata, ha attaccato: “Qui i 5 stelle sono nostalgici del governo con la Lega“.

Chi osserva con interesse e spinge per un accordo in extremis è il segretario Pd Nicola Zingaretti. Che proprio oggi ha ribadito: “In tutta Italia il Pd sostiene candidati che sono l’unico argine alla vittoria delle destre e garanzia di buon governo. Abbiamo visto un dibattito all’interno del M5s che rispettiamo, ma noi andremo avanti a combattere con tutti coloro che vogliono governare bene le Regioni e non regalarle alla destra di Salvini”. Quindi ha chiuso con un appello: “Ci metteremo la faccia e sarà utile all’Italia. L’appello che faccio a tutti è: sostenete queste candidature. Io sono contento della coerenza del Pd, che sostiene un governo e che nei territori sostiene le uniche candidature in grado di fermare le destre”. Un esponente del Pd che da settimane spinge per l’intesa è il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: “Oggi è il giorno della verità”, ha detto. Se il M5s non vuole indebolire l’esecutivo, “faccia l’accordo, nelle Marche e anche in Puglia”.

Marche, M5s chiude. Il Pd: “Sono nostalgici del governo con la Lega” – L’unica partita che secondo alcuni sarebbe ancora aperta è quella marchigiana. Qui, dove sui territori non mancano i malumori e, solo ieri, da Jesi è partita una lettera ai vertici M5s parlando di “morte annunciata” se non si farà un accordo con i democratici. Una linea che però al momento non trova il sostegno né dei parlamentari locali né del candidato presidente Gian Mario Mercorelli. Tanto che proprio lui in mattinata ha esultato per le parole del reggente ad interim Vito Crimi: “Con questo dovremmo aver scritto la parola fine a questa triste pantomima dei giorni scorsi”. Al Corriere il sottosegretario ha infatti dichiarato: “Dove abbiamo fatto opposizione fino a ieri, è difficile immaginare un percorso insieme” al Pd. E in particolare nelle Marche e in Puglia “la questione è chiusa da tempo. Lì abbiamo fatto un’opposizione ferma e un’alleanza è infattibile“.

Insomma una chiusura che si ritrova uguale e ugualmente netta sul fronte dem. “Adesso è più chiaro a tutti: il M5s delle Marche è in mano a fanatici e nostalgici del governo con la Lega. È per questo che ancora una volta chiudono le porte ad un’intesa con il centrosinistra, ma vinceremo comunque perché in tanti, delusi dal Movimento, sono già con noi”, ha scritto su Facebook il segretario regionale del Pd Marche Giovanni Gostoli. “Con umiltà e responsabilità noi ci siamo impegnati per unire progetti, persone e valori nell’interesse delle Marche. Siamo sempre stati aperti a discutere di programmi e di cose da fare, anche con il M5s. Le condizioni per realizzare un’intesa c’erano tutte. Eravamo partiti per tempo, già un anno fa, con un confronto nel territorio che sarebbe andato a buon fine, ma purtroppo è stato bruscamente interrotto a dicembre con una decisione calata dall’alto da Di Maio”.

E dopo le parole di apertura dell’ex capo politico Di Maio, è stata significativa la presa di posizione di Giorgio Fede, senatore e facilitatore del M5s nelle Marche. Che, su Facebook, non ha lasciato possibilità d’appello: “Tutti parlano per il Movimento 5 stelle”, si legge, “ma oggi Crimi ribadisce e conferma qual è la posizione”. Continua: “Parlano a nome del Movimento tanti personaggi che ne sono fuori, alcuni in realtà non ci sono mai entrati, alcuni ne sono usciti cercando di avere un tornaconto personale, altri sono stati espulsi”. E chiude: “Non volete consegnare la regione alle destre? Bene, votate come Presidente Gian Mario Mercorelli“. Insomma nessuna disponibilità a fare un passo indietro.

Puglia, l’intesa impossibile e l’ombra del voto disgiunto – Dove le trattative non sono mai davvero neanche partite è in Puglia. Qui i 5 stelle hanno fin dall’inizio messo il veto sul nome dell’uscente Michele Emiliano. E dall’altra parte, la richiesta di farlo saltare per i dem era inaccettabile. La candidata, molto vicina alla senatrice Barbara Lezzi, Antonella Laricchia lo ripete da ore ormai: “Non chiedetemi di piegare la testa”. L’unica possibilità è che arrivi il diktat dall’alto, ma al momento non sembrano esserci le condizioni. Solo ieri il ministro Francesco Boccia ha parlato dell’ipotesi di fare voto disgiunto nelle urne, così come è successo alle Regionali dell’Emilia-Romagna. Ma l’idea non è stata presa bene dal fronte M5s: “Ma che razza di richiesta è? Se gli piace il voto disgiunto lo facessero loro del Pd nei confronti della nostra candidata in Puglia Antonella Laricchia. Mi sembra finanche offensivo fare un appello come quello che Boccia ha fatto al M5S, che ha un suo candidato e una storia in quella Regione”, ha scritto su Facebook l’eurodeputato M5s Ignazio Corrao.