Diritti

Corpo Forestale, la Corte europea boccia l’Italia sulla riforma Madia: ora si punta alla polizia ambientale

Daniele Tissone, segretario generale del Silp (Sindacato Italiano Lavoratori Polizia) non aveva nascosto le sue perplessità riguardo alla proposta di legge sui sindacati militari, confezionata dalla Commissione Difesa e approvata pari pari dalla Camera dei deputati. Intervistato il 25 maggio ai microfoni di Radio Radicale per la rubrica “Cittadini in divisa”, non usa mezzi termini: “Più democrazia in caserma corrisponde a una maggiore trasparenza, efficienza e sicurezza per i cittadini […] In Europa si va nella direzione di una estensione dei diritti per chi veste la divisa, in Italia si va indietro perché, dopo la militarizzazione del Corpo Forestale, si nega la libertà sindacale per chi porta le stellette, con buona pace della Costituzione e dei trattati europei”.

Ma per fortuna proprio dall’Europa è arrivata una buona notizia sul fronte dei diritti dei lavoratori. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha infatti bocciato l’Italia sulla riforma del Corpo forestale. Nello specifico, il decreto legislativo n. 177 del 2016, in esecuzione della legge Madia, aveva previsto la soppressione del Corpo forestale dello Stato e l’assorbimento nell’Arma dei carabinieri. La norma, seppur ispirata da una apprezzabile volontà di accorpare le diverse forze di polizia del nostro Paese, si era tradotta nel pasticcio della militarizzazione di un corpo altamente specializzato a ordinamento civile, con inevitabili conseguenze in termini di compressione di diritti fondamentali.

I forestali, trasformati da un giorno all’altro in carabinieri, hanno perso in un colpo solo il diritto alla libera associazione sindacale (art. 39 Cost.) e il diritto di sciopero (art. 40 Cost.). La legge-pasticcio, approvata a ferragosto, aveva tuttavia incassato l’approvazione della Corte costituzionale con la sentenza n. 170/2019. Per la Cedu invece quella riforma è tutta da rifare, perché costituisce una palese violazione dell’art. 11 della Convenzione europea che tutela il diritto di libera riunione e associazione.

Certo il nostro legislatore avrebbe potuto evitare facilmente questa figura barbina: più ragionevole sarebbe stato l’accorpamento del Corpo forestale alla Polizia di Stato, forza di polizia civile e sindacalizzata. I forestali avrebbero percepito la trasformazione – che avrebbe comunque comportato la perdita del diritto di scioperare – come meno traumatica, ne sono certo.

Su questo tema, i lavori parlamentari sono adesso orientati a scorporare i forestali dall’Arma e a creare una moderna e snella polizia ambientale. È apprezzabile la proposta di legge presentata dal deputato Maurizio Cattoi (M5S) nel marzo 2019 e da qualche giorno in esame presso le commissioni Difesa e Affari costituzionali (abbinata ad altre due proposte). Lo scopo è quello di istituire la Polfor (Polizia forestale, ambientale e agroalimentare) nell’ambito dell’Amministrazione della pubblica sicurezza.

Ebbene da settembre inizieranno le audizioni presso le commissioni parlamentari e sarà interessante, come ha scritto Stefania Limiti su Il Fatto Quotidiano, sapere cosa ne pensano della ricreazione del Corpo forestale i vari soggetti che verranno auditi. Sono convinto che anche questa “controriforma riparatoria” incontrerà tenaci resistenze conservatrici.