Società

Morricone, ecco un episodio di qualche anno fa che ci fa capire chi abbiamo perduto

Correva il giorno 11 novembre del 2011, ed Ennio Morricone, all’indomani del suo 83esimo compleanno, riceveva dal comune di Catanzaro la cittadinanza onoraria con annessa consegna delle chiavi della città. Quella stessa sera il Maestro romano, già premio Oscar alla carriera nel 2007, avrebbe dato un concerto all’interno del Teatro Politeama del capoluogo calabrese, evento nel corso del quale avrebbe eseguito alcune delle sue più celebri musiche per film e inserito all’interno della terza edizione della rassegna “La grande musica per il cinema”.

Presenza alquanto insolita per un evento concertistico fu quella di un presentatore chiamato a introdurre la serata: noto volto del giornalismo Rai, Attilio Romita si produsse in un interminabile profluvio di parole durato ben più di una buona decina di minuti, lasso temporale nel corso del quale il mite Morricone, risaputamente dotato di una pazienza seconda al solo biblico Giobbe, attendeva dietro le quinte il momento del suo ingresso.

Una presentazione in pieno stile festivaliero e nel corso della quale non ebbero a mancare momenti a dir poco memorabili: l’esilarante, riportiamo testualmente, “Catanzaro capitale della musica per il cinema, il luogo degli Oscar della musica per il cinema”, o il grottesco “Tanti auguri” che orchestra e pubblico intonarono con l’intento di far felice un Morricone visibilmente sempre più avvilito.

Ma a far impallidire qualsiasi altra uscita memorabile giunsero inesorabili i ringraziamenti che il presentatore rivolse ai politici immancabilmente presenti in prima fila, quasi l’evento fosse stato generosamente offerto di tasca loro: con nomi, cognomi e relative cariche istituzionali gli eletti dal popolo ricevevano, dinanzi lo scelto pubblico del Politeama, un cerimoniale spot elettorale di cui, specie considerando il tipo d’evento e l’ospite d’eccezione, si sarebbe volentieri fatto a meno.

Se il pubblico del Politeama, tra timidi applausi e pazienti attese, sembrava aver mandato giù l’introduttivo nonsense, chi sembrò non aver proprio digerito lo spottone elettorale fu proprio Ennio Morricone, che con la sua consuetudinaria pacatezza ma piglio altrettanto deciso, una volta salito sul palco e invitato a esprimersi da Romita sull’emozione nell’aver ricevuto quel pomeriggio stesso le chiavi della città di Catanzaro, non perse occasione per gelare il festante convivio politico: “Capita di tutto – affermò il compositore – capita anche che quando si inizia un concerto si comincia con la musica, e invece questa volta iniziamo col parlare, e in genere non è normale questo”.

All’applauso, scaturito evidentemente da quella parte di pubblico non propriamente in linea con l’insolita introduzione a cui stava assistendo, Morricone, quasi a voler scansare ogni equivoco, rincarava la dose chiosando infine con le parole: “Così non va bene”. Ciò detto, in un assordante silenzio colmo di ammirazione da parte di chi era presente col solo fine di ascoltare la sua musica e non certo per motivi terzi, il massimo compositore di musica per film si produsse in una sorta di parodia dei ringraziamenti ai politici già precedentemente espressi dal giornalista Rai, al termine dei quali, quasi fosse un padre che aveva appena finito di riprendere un figlio particolarmente indisciplinato, concluse dicendo: “Grazie a tutti, adesso cominciamo a suonare”.

Un aneddoto rivelatore di una personalità inflessibile, indomita, decisa, determinata, quella di un compositore giunto a un’età nella quale la tolleranza verso certi usi e determinati costumi non dovrebbe più avere alcun motivo d’essere. Ad avercene, di Morricone.