Scuola

Ora la Fondazione Agnelli ci spiega pure come deve essere la scuola del futuro

Sul giornale della Fca, Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, spiega come deve essere la nuova scuola e bacchetta tutti: docenti, sindacato, ministra (Repubblica, 27-6). I suoi argomenti? Li analizzo alla luce di un importante testo di Nietzsche: Sull’avvenire delle nostre scuole, Adelphi.

1) I docenti devono trasmettere “gli elementi essenziali di ogni materia”, dice Gavosto, e imparare “le tecnologie per una didattica digitale”. E’ il suo chiodo fisso: alunni e insegnanti durante la clausura, soli davanti al computer, hanno sperimentato che vera scuola è didattica in presenza o non è, ma la Fondazione Agnelli insiste su tecnologia, distanziamento, elementi essenziali delle discipline. Approfondimento e sapere critico? Non pervenuti. L’obiettivo è “indebolire la cultura” – scriveva Nietzsche – “allevarsi utili impiegati e assicurarsi della loro incondizionata arrendevolezza” (cit. pp. 31 e 27). Questo modello di scuola hanno in mente Fca e il giornale di famiglia?

2) Nel sindacato le cose vanno male, dice il Nostro, perché “il sistema deve tenere insieme… scuola, Regione, Province, Comuni, sindacati”; risanare la scuola è importante “assai più che scendere in piazza”. Si sente l’insofferenza del “vero” liberale per le mediazioni sindacali, in piena sintonia (e sinergia) con le tesi di Galli della Loggia: “Gli insegnanti prigionieri dei sindacati scuola” (Corriere, 5 giugno).

3) La ministra “ha fatto gravi errori – scrive Gavosto – chiudere la scuola il 10 giugno, invece di prolungarla fino alla fine di luglio; non provare nemmeno a far partire tutti il primo settembre… Eccetera”. Si può criticare la ministra. Ovvio. Ma se contesti la tempistica del governo che ha rispettato le indicazioni dei medici, non puoi, poche righe dopo, scrive che occorre “seguire le indicazioni degli esperti sanitari”. Questo signore, così attento alla logica, è direttore della Fondazione Agnelli!! “Meriterebbe, da parte di uomini capaci di giudicare, una risata omerica” (Nietzsche, p. 47). Si diventa comici quando, a tutti i costi, si vuole attaccare governo, sindacato… e docenti che “devono imparare le tecnologie”. Questa spocchia… su quale primato culturale e morale poggia? L’ex Fiat a mio avviso mostra, su più fronti, di voler esercitare un’egemonia, e un controllo delle scelte politiche, non più sopportabili: Mazzuccato e Andreoni hanno evidenziato con lucidità alcuni errori politici: uno riguarda il gruppo Fca: “ha convinto il governo italiano a concedere alla sua controllata Fca Italia un prestito garantito di 6,3 miliardi di euro praticamente senza condizioni”. Di più: Fca “ha una cattiva reputazione nel mantenere gli impegni di investimento in Italia” (il Fatto, 28-6). Insomma, l’ex Fiat fa politica. Controlla. Pontifica. E riceve prestiti senza contropartite dallo Stato. Ora ci spiega, attraverso il direttore della Fondazione Agnelli, come deve essere la scuola: moderna, tecnologica, DAD dipendente. E’ troppo. Urge “liberare l’uomo moderno dalla maledizione della modernità” (Nietzsche, p. 84).

Fca coi suoi giornali “in-forma” un tipo di lettore (pronto a commuoversi per beneficenze amplificate ad arte: “E’ un filantropo! Jonh Elkann ha partecipato a una bella iniziativa di beneficenza in una scuola di Milano”); che vogliono questi sindacati, e questi professori ipercritici verso il dominio della tecnica e dell’industria? C’è questo in certe tirate “liberali”: l’idea di una scuola che allevi utili impiegati arrendevoli: “Tutto ciò – diceva Nietzsche – “era mille miglia lontano dalla nostra formazione”; ora “all’uomo si concede cultura, soltanto nella misura che interessa il guadagno” (pp. 27 e 32). Aveva capito tutto già nel 1872.

Serviranno a Gavosto le nostre riflessioni? Ammetterà che la DAD è la negazione della scuola? Non sappiamo. Ascolti per una volta il consiglio di Nietzsche: “Prendete tempo, portatevi in giro il problema, ma pensateci giorno e notte” (p. 101). Il filosofo “inattuale” ragiona sulla scuola e si pronuncia ante litteram anche sulla didattica a distanza, bocciandola: “Tutto quanto è cultura nelle nostre università passa dalla bocca all’orecchio” (p. 115). Parole sante. Nietzsche approda a lidi politicamente inaccettabili, ma alcune pagine di Sull’avvenire delle nostre scuole sono utili per capire il tempo che stiamo vivendo.