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Coronavirus, almeno 16 Stati Usa sospendono la riapertura: “Troppi contagiati”. Fauci: “Rischiamo 100mila nuovi casi al giorno”

Più di 2,5 milioni di positivi e almeno 126mila decessi negli Stati Uniti, secondo la Johns Hopkins University: nell'ultima settimana sono 36 gli Stati Usa ad aver registrato un aumento dei positivi

Sono almeno 16 gli Stati negli Usa che hanno sospeso la riapertura a causa dell’aumento di contagi da coronavirus negli ultimi giorni. Il Paese ha registrato più di 2,5 milioni di positivi confermati e almeno 126mila decessi, secondo i dati elaborati dalla Johns Hopkins University. Alcune autorità sanitarie, riporta la Cnn, hanno sottolineato che la diffusione del Covid-19 sarà difficile da controllare: aumenta, infatti, sempre di più il numero degli Stati a rischio. Sono 36 i Paesi negli Stati Uniti che hanno registrato un aumento dei positivi rispetto alla scorsa settimana, mentre in almeno 11 è pari o superiore al 50%. E a lanciare l’allarme al Congresso è anche il capo della task force Usa contro il coronavirus, Anthony Fauci, dichiarando che gli Stati Uniti potrebbero arrivare a vedere almeno 100mila nuovi casi al giorno, sottolineando come l’impennata attuale dei contagi in numerosi stati Usa “mette a rischio l’intero Paese”.

L’Arizona che rientra tra gli Stati più colpiti, chiude bar, palestre e altre imprese per altri 30 giorni in via precauzionale. New York, invece, allunga la lista a 16 degli stati Usa i cui residenti dovranno sottoporsi alla quarantena una volta arrivati nella Grande Mela: nella lista è stata aggiunta la California, oltre a Georgia, Iowa, Idaho, Louisiana, Mississippi, Nevada e Tennessee. Già prevista la quarantena, invece, per chi arrivava a New York da Alabama, Arkansas, Arizona, Florida, North Carolina, South Carolina, Texas e Utah. Ad annunciarlo è stato il governatore Andrew Cuomo. “Ciò che speriamo è che possiamo prendere le cose seriamente e rallentare la trasmissione in questi luoghi”, ha detto invece Anne Schuchat, vicedirettrice dei Centers for Disease Control and Prevention. “Ma credo che sia molto scoraggiante il fatto che chiaramente non siamo a un punto in cui ci la diffusione sia così ridotta da rendere facile debellarla”, ha concluso.