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Web tax, gli Usa sospendono le trattative con l’Ue e minacciano dazi. Gualtieri: “Posizione non cambia, serve accordo entro fine anno”

Il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin ha scritto ai ministri delle Finanze di Italia, Gran Bretagna, Francia e Spagna: "Cercare di mettere fretta a trattative così difficili è una distrazione da altri temi molto più importanti. Gli Stati Uniti restano contrari a tasse sui servizi digitali e se i Paesi decideranno di adottarle risponderanno con misure commisurate". L'Unione pronta ad andare avanti da sola se non si troverà una soluzione globale

Gli Usa che lasciano il tavolo con i 37 Paesi membri dell’Ocse e tornano a minacciare dazi, la Ue che chiede di ripensarci oppure andrà avanti da sola e l’Italia che ribadisce come “nonostante l’emergenza Covid19, con Francia, Spagna e UK siamo determinati a continuare a lavorare per una soluzione entro il 2020, come deciso dal G20“. La web tax che colpirebbe i big americani del web – da Google a Facebook passando per Amazon – torna al centro delle tensioni tra Washington e il Vecchio continente. La decisione statunitense, secondo il Financial Times, è stata comunicata con una lettera del segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, indirizzata ai ministri delle Finanze di Italia, Gran Bretagna, Francia e Spagna.

Mnuchin parla espressamente di “impasse” delle trattative e minaccia dazi, aprendo di fatto la strada a un’estate di tensione sulle due sponde dell’Atlantico. “Cercare di mettere fretta a trattative così difficili è una distrazione da altri temi molto più importanti”, scrive nella missiva datata 12 giugno. “In questo momento i governi del mondo dovrebbero concentrare l’attenzione sui problemi economici legati al Covid-19”, aggiunge. “Gli Stati Uniti restano contrari a tasse sui servizi digitali o misure simili unilaterali. Come abbiamo ripetutamente detto. Se i Paesi decideranno di adottare questo tipo di tasse, gli Stati Uniti risponderanno con misure commisurate“.

“In assenza di una soluzione multilaterale, molti Paesi potrebbero scegliere di adottare misure unilaterali e quelli che lo hanno già fatto rischiano di non tornare più indietro. Ciò rischia di accendere delle dispute fiscali e, inevitabilmente, rischia di aumentare le tensioni commerciali“, ha avvertito il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria. “Risolvere il tema fiscale che deriva dalla digitalizzazione dell’economia – spiega ancora Gurria – è atteso da tempo. Tutti i partecipanti dell’Inclusive Framework dovrebbero rimanere impegnati nel negoziato verso l’obiettivo di raggiungere una soluzione globale entro la fine dell’anno, attingendo a tutto il lavoro tecnico fatto negli ultimi 3 anni, anche durante la crisi da coronavirus”.

“Ci rammarichiamo e chiediamo agli Usa di tornare al tavolo dell’Ocse”, è stata invece la risposta di un portavoce della Ue. “La priorità è garantire che tutti, anche i giganti digitali, paghino la loro giusta quota di tasse, ancora di più oggi. Continuiamo a sostenere un approccio ambizioso sulla web tax e siamo pronti a proporre una tassa Ue se le discussioni a livello Ocse si arrestano”. Il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha detto di sperare “che questo sarà un contrattempo temporaneo e non uno stop definitivo. La Commissione europea vuole una soluzione globale per portare la tassazione sulle aziende nel 21° secolo, e crediamo che l’approccio Ocse dei due pilastri sia quello giusto”. Mentre si lavorerà per trovare un’intesa globale entro quest’anno, “la Commissione è al fianco di tutti gli Stati membri che sono andati avanti con la loro tassazione sui servizi digitali. E se necessario, reagiremo uniti”, ha assicurato il commissario europeo.

Il ministro Roberto Gualtieri via twitter ha ribadito che “la posizione dell’Italia sulla digital tax non cambia. Abbiamo sempre sostenuto l’importanza di una soluzione globale e, nonostante l’emergenza Covid19, con Francia, Spagna e UK siamo determinati a continuare a lavorare per una soluzione entro il 2020, come deciso dal G20”.