Lavoro & Precari

Popolare di Bari, raggiunto accordo con i sindacati: 650 esuberi in dieci anni, esclusi licenziamenti ed esternalizzazioni

L’intesa, firmata oggi a Roma, getta le basi per il salvataggio dell’istituto di credito pugliese, con Mediocredito centrale che si appresta a diventare socio stabile. Il testo sottoscritto prevede esuberi solo tramite pensionamenti e prepensionamenti volontari, con un risparmio di 67 milioni di euro e la chiusura di 91 filiali

Circa 650 esuberi spalmati su dieci anni, tramite pensionamenti e prepensionamenti volontari. Esclusi licenziamenti ed esternalizzazioni. È la base dell’accordo raggiunto tra i sindacati e i commissari della Banca Popolare di Bari: un’intesa che spiana la strada al piano di salvataggio di Mcc e Fitd. Mediocredito centrale, che si appresta a diventare socio stabile di Pop Bari, “ha manifestato l’intenzione di sviluppare il progetto volto alla creazione di un polo bancario del Sud“, spiegano i sindacati.

Le sigle bancarie Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno firmato oggi a Roma l’accordo per il salvataggio dell’istituto di credito pugliese. Il testo sottoscritto prevede appunto circa 650 esuberi sul totale di 2.700 dipendenti. “Pensionamenti e i prepensionamenti saranno gestiti solo su base volontaria e permetteranno un risparmio di 67 milioni di euro, meno rispetto ai 70 milioni inizialmente chiesti dai commissari”, spiegano i sindacati. “Saranno chiuse 91 filiali – aggiungono – anche in questo caso con una riduzione rispetto alla richiesta dei commissari di 94“.

Gli esuberi, spalmati su 10 anni, avverranno anche tramite l’utilizzo delle norme per l’anticipo della pensione “Quota 100“. “Scongiurata – spiegano i sindacati – qualsiasi ipotesi di esternalizzazione“. Verranno inoltre confermati tutti i contratti di lavoro a tempo determinato. “Nell’accordo non hanno trovato spazio né i riferimenti alla legge 223 del 1991 sui licenziamenti collettivi né i riferimenti al demansionamento delle lavoratrici e dei lavoratori”, rivendicano ancora i sindacati. Che hanno infine chiesto “una forte discontinuità nel management affinché il piano industriale sia gestito da un nuovo gruppo dirigente”.