Economia

Decreto Rilancio, per imprese che investono in sanificazione e dispositivi di protezione contributi a fondo perduto fino a 100mila euro

All'intervento sono destinati 403 milioni, che l'Inail girerà a Invitalia. L’importo massimo è di 15.000 euro per le imprese fino a 9 dipendenti, 50.000 euro da 10 a 50 dipendenti e 100.000 con più di 50 dipendenti. Viene poi esteso anche al terzo settore e sale al 60% il credito di imposta per le spese di sanificazione, che è però incompatibile con il primo aiuto

Contributi a fondo perduto o crediti di imposta per le imprese che in vista della ripartenza dovranno investire in sanificazione, dispositivi di protezione individuale, termoscanner, sensori per il distanziamento dei lavoratori, strumenti per il controllo degli accessi e ogni altro accorgimento per prevenire il contagio. A prevederli è il decreto Rilancio, che delinea un doppio canale di accesso a questo tipo di aiuti.

Il primo intervento consiste in 403 milioni a fondo perduto che l’Inail girerà a Invitalia. Saranno distribuiti “con procedura automatica”, dopo che i primi 50 milioni previsti con il cura Italia sono andati esauriti in poche ore. L’importo massimo che si può ottenere è di 15.000 euro per le imprese fino a 9 dipendenti, 50.000 euro da 10 a 50 dipendenti e 100.000 per le aziende con più di 50 dipendenti.

Potranno chiederli tutte le imprese che hanno introdotto nei luoghi di lavoro, dopo l’entrata in vigore del cura Italia, interventi per la riduzione del rischio di contagio attraverso l’acquisto di apparecchiature e attrezzature per l’isolamento o il distanziamento dei lavoratori (compresi i relativi costi di installazione); dispositivi elettronici e sensoristica per il distanziamento; apparecchiature per l’isolamento o il distanziamento dei lavoratori rispetto agli utenti esterni e rispetto agli addetti di aziende fornitrici; dispositivi per la sanificazione dei luoghi di lavoro; sistemi e strumentazione per il controllo degli accessi; dispositivi ed altri strumenti di protezione individuale.

Questi aiuti sono incompatibili “con gli altri benefici, anche di natura fiscale, aventi ad oggetto i medesimi costi ammissibili”. Dunque non possono essere chiesti da aziende che intendano beneficiare del secondo canale di intervento su questo aspetto, cioè i crediti di imposta. Possono chiedere un credito del 60% delle spese sostenute per la sanificazione, fino a un massimo di 60mila euro, i “soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, le associazioni, le fondazioni e gli altri enti privati, compresi gli enti del terzo settore“. Stessa percentuale di credito per le spese sostenute nel 2020 per la riapertura in sicurezza degli esercizi aperti al pubblico, nei limiti di 80.000 euro per beneficiario.