Scienza

Coronavirus, “vaccino funziona su topi e macachi. Composto jolly che protegge da 10 ceppi”

Il composto cinese PiCoVacc è basato su una forma purificata e inattivata di Sars Cov 2. Viene considerato jolly, perché stando ai ricercatori, protegge da 10 ceppi virali isolati in diversi Paesi

Il 24 aprile lo scorso era stata l’azienda a dare l’annuncio: “Sono buoni i risultati del nostro vaccino sulle scimmie”. Oggi sulla rivista Science è stato pubblicato lo studio secondo cui il composto per prevenire Sars Cov 2, che scatena Covid 19, funziona su topi e macachi . Il vaccino cinese PiCoVacc è basato su una forma purificata e inattivata del coronavirus. Un vaccino, considerato jolly, perché stando ai ricercatori, protegge da 10 ceppi virali isolati in diversi Paesi (Italia inclusa), inducendo una massiccia produzione di anticorpi, che nei topi è 10 volte superiore a quella dei pazienti guariti da Covid-19. I risultati, che aprono ai test sull’uomo entro l’anno, sono pubblicati dal gruppo di ricerca cinese coordinato dall’azienda Sinovac Biotech con sede a Pechino.

L’equipe, guidata da Qiang Gao, ha isolato diversi ceppi di coronavirus da 11 pazienti ricoverati in Cina, Italia, Svizzera, Spagna e Gran Bretagna. Un ceppo in particolare è stato selezionato, purificato e reso innocuo per poter sviluppare il vaccino. Il prodotto è stato quindi somministrato a topi e ratti, che a distanza di tre settimane sono stati infettati con gli altri dieci ceppi virali: come risultato, PiCoVacc è riuscito a neutralizzarli tutti. Nei topi, in particolare, ha indotto una produzione di anticorpi diretti contro la proteina S del virus (usata per attaccare le cellule umane) che è dieci volte superiore a quella misurata nei pazienti guariti da Covid-19. Non è ancora possibile dire se un risultato simile si possa ottenere anche nell’uomo, ma secondo i ricercatori questo dato fa pensare che la risposta immunitaria indotta sia comunque massiccia.

Dopo questo primo successo la sperimentazione è passata sui macachi, a cui sono state somministrate tre dosi di vaccino (da 1,5 microgrammi o 6 microgrammi) nel corso di due settimane. Quelli che avevano ricevuto le dosi da 6 microgrammi hanno sviluppato una protezione completa contro il virus e senza manifestare nel breve termine quel temuto effetto paradosso (chiamato Ade, Antibody-Dependent Enhancement) che induce la produzione di anticorpi non neutralizzanti capaci di favorire l’ingresso del virus nelle cellule.
“Messi insieme, questi risultati indicano la strada verso lo sviluppo clinico del vaccino per uso umano”, concludono i ricercatori, che intendono cominciare i primi test clinici entro l’anno.

I primi risultati erano stati pubblica risultato è stato pubblicato sul sito BioRxiv che condivide gli articoli scientifici non ancora revisionati per la pubblicazione su una rivista ufficiale. Parallelamente, informava la società, era stata avviata una sperimentazione sull’uomo, su 144 volontari. Tuttavia, Douglas Reed dell’università di Pittsburgh, che sta sviluppando e testando i vaccini contro la Covid-19 sulle scimmie, aveva affermato sul sito della rivista Science, che il numero di animali era troppo piccolo per produrre risultati statisticamente significativi. Un’altra preoccupazione è che le scimmie possano non sviluppare sintomi gravi come l’uomo.

Lo studio su Science