Società

La quarantena vi tormenta? Questione di abitudine… ecco i miei ‘segreti’

In anteprima planetaria va ora in onda la seconda puntata dell’ultimissima serie Netflix: La francesina ai tempi del Coronavirus. Se nella puntata pilota ho confessato di possedere ben due ventilatori e che, per sicurezza, la mia quarantena è cominciata nel lontano novembre, nella prima parte di quella odierna cercherò di rispondere alla domanda che più di tutte tormenta il normodotato quando si confronta con il principe della quarantena: “Ma come fai a stare in casa così tanto tempo senza uscirne matto? Io non esco da settimane e non ne posso più”.

Quindi volete carpirne i segreti? Siccome son persona umile comincerei col tessere le mie lodi in materia, poiché sono come un luminare con tanto di doppia laurea, master e dottorato. A proposito direi sia il caso di chiamarmi con l’appellativo “dottore”. Tuttavia per voi lettori, ma solo per voi – che inspiegabilmente mi volete così bene (salutiamo tutti i miei lettori, che mi seguono sempre) – sono disposto ad aprire gli archivi della loggia dei disabili e a svelare i segreti più reconditi, quali:

Questione d’abitudine – Secondo Standard & Poor’s il mio rating delle uscite è andato gradatamente degenerando, proprio come la francesina: da AA+ in quasi vent’anni è passato a B+, per poi cedere – con la polmonite targata 2018 – a una poco affascinante C. Questa gavetta però mi ha permesso di sopportare al meglio la clausura forzata, perché dovete sapere che l’uomo per natura è in grado di adattarsi a tutto… soprattutto quando non v’è scelta.

Questione di risorse – Il camminatore, si sa, ne possiede a iosa, addirittura le spreca, in quanto la sua giornata mediamente dura 15/16 ore, mentre il francesino le deve via via centellinare: anche le ore a disposizione infatti diminuiscono, prima sono 12, poi 9, 7… Per giunta il transalpino è più lento, poiché qualsiasi attività intenda intraprendere necessiterà almeno del doppio del tempo rispetto al bipede attivo.

Questione di limiti – Il francesino ha un limite, cioè ne ha tanti, tra i quali la stanchezza, che da fisica si traduce ben presto in fatica mentale, ed è quella che ti spezza le ruote… ehm i ragionamenti. Quando arriva questi ultimi si annebbiano e ti spoglia di ogni voglia di uscire, facendo di te un vegetale.

Questione di koala – Il distro-fico come il tenero marsupiale, con cui è gemellato, necessita sempre più spesso di riposare e di gettarsi tra le braccia di Morfeo, questo fino a raggiungere i livelli del simpatico koala.

Concluderemo la puntata volgendo il nostro sguardo all’immediato futuro e a codesta domanda: essendo il manifesto vivente della persona a rischio, potrò uscire in concomitanza del resto dei reclusi o, come sono solito fare, dovrò stare con le mani in mano in dolce attesa del vaccino?

Ho come il sospetto che la risposta corretta sia “attendere il vaccino, prego”. Va bene che le mie uscite sono paragonabili a quelle di un ergastolano – anzi va male – ma almeno due orette qualche volta quest’estate credo di essermele meritate, o no?

Nel frattempo voi pieni utilizzatori delle gambe non vedete l’ora di tornare alla normalità (che per voi normodotati è semplicemente deformazione professionale) e siete mentalmente in fermento in vista della vostra imminente scarcerazione: per esempio l’imprenditore si arrovella le meningi su come riaprire l’attività; la Serie A scalpita per scendere in campo; i gestori degli stabilimenti balneari pensano a soluzioni per la prossima fantomatica stagione (anche se “tutti al mare a mostrar le chiappe chiare” temo quest’estate non s’ha da cantar).

Se al riguardo la vostra mente è perennemente in movimento, la mia è dinnanzi al palo… e non si tratta neanche di quello della lap dance. Cribbio il cervello è una delle poche cose che mi è dato “muovere” e invece nessuna pietà: dovrò attendere chissà quanto prima di mettere le ruote fuori casa. Certo che le sfighe nella francesina sono come le ciliegie, una tira l’altra.

A dire il vero un pensiero peccaminoso l’ho avuto anch’io, del resto la mente è la mia vera libertà. Ovviamente riguarda la scarcerazione e a tal proposito sfrutto il mio blog per fare un annuncio: A.A.A. cercasi accompagnatore/trice, meglio se “trice”, che abbia le braccia lunghe 1,5 metri per poter spingere la carrozzina e al contempo rispettare dal sottoscritto la distanza sociale di sicurezza.