Scienza

Coronavirus, il vaccino? Nature: “I candidati sono 90, necessario coordinamento”

Sono sei sono giunti alla sperimentazione sull'uomo, e ci si comincia a porre il problema di come selezionare i più promettenti, per evitare quella che potrebbe diventare una gran confusione.

È una corsa contro il tempo, ma anche una competizione. Lo sviluppo di un vaccino per prevenire Sars Cov 2 è il primo obiettivo della comunità scientifica. E, come segnala Nature in un lungo reportage, in meno di cinque mesi dall’inizio della pandemia, che ha provocato oltre 3 milioni e mezzo di contagiati e oltre 250mila contagiati a oggi, sono ben 90 i candidati vaccini anti-Covid-19 in corsa, ma solo sei sono giunti alla sperimentazione sull’uomo, e ci si comincia a porre il problema di come selezionare i più promettenti, per evitare quella che potrebbe diventare una gran confusione.

La prestigiosa rivista scientifica fa il punto della situazione, mentre l’Ue ha lanciato una raccolta fondi per trovare quello che viene definito un “bene globale”. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha abbozzato un programma per gli studi clinici che testeranno numerosi vaccini in un’unica sperimentazione, ma la questione principale rimane quali tra questi vaccini verrà testato per primo e come verrà misurata e confrontata la loro efficacia, quale sarà il migliore.

“Servirà un livello di coordinamento e una tempistica mai avute prima”, commenta Mark Feinberg, presidente dell’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) di New York. Il piano di sperimentazione sui vaccini dell’Oms – Solidarity – cerca di velocizzarne lo sviluppo con un programma ‘flessibile’, che permetterà di aggiungerli in corsa in base ai dati, arruolando continuamente volontari ed eliminando i vaccini che non sembrano funzionare. Ma, come rileva Marie-Paule Kieny dell’Istituto nazionale di ricerca medica di Parigi, l’Oms ancora deve indicare “quale vaccino verrà testato prima e come ne verrà misurata l’efficacia”.

L’Oms ha costituito un gruppo di esperti con il compito di indicare la priorità e come misurare l’efficacia dei diversi vaccini, ma è difficile che sia l’unica organizzazione a cercare di fare questo. Ad esempio l’Istituto nazionale di salute (Nih) degli Usa ha già siglato una partnership con più di dodici aziende per lo sviluppo di farmaci e vaccini contro il nuovo coronavirus, mentre la Coalition of Epidemic Preparedness (Cepi) sta supportando 9 vaccini diversi. Secondo Kieny, i criteri per dare la priorità a un vaccino dovrebbero includere la sua capacità di produzione e la risposta immunitaria generata nelle prime sperimentazioni sull’uomo e gli animali.

Un altro problema sarà decidere come confrontare i diversi vaccini tra loro. La proposta dell’Oms permetterebbe di comparare direttamente la resa dei diversi vaccini, ma è possibile che non tutte le aziende siano d’accordo. “Avremo bisogno di più di un vaccino – continua Kieney – e per nessun vaccino da solo ci sarà una capacità produttiva sufficiente“. Alcune aziende stanno cercando delle alternative più veloci alle sperimentazioni classiche, come quella di basarsi sui risultati delle prime fasi di test fatti su alcune centinaia di volontari, e poi chiedere il permesso delle agenzie regolatorie di sviluppare il vaccino sotto le regole dell’uso di emergenza nei gruppi più a rischio. C’è anche chi ha proposto misure più radicali, come infettare di proposito volontari giovani e sani per vedere se il vaccino funziona, senza aspettare che si infettino naturalmente, come si fa nelle sperimentazioni. Lo si è già fatto per malaria e dengue, per velocizzare i tempi, ma per alcuni è troppo rischioso non essendoci ancora un farmaco efficace.