Cronaca

Coronavirus, vescovi ricuciono lo strappo col governo. Segretario generale della Cei: “Leale collaborazione, salute è interesse primario”

Dopo giorni di tensione tra la Conferenza episcopale italiana e Palazzo Chigi su quando e come far tornare i fedeli a messa, le parole di monsignor Stefano Russo testimoniano che lo scontro è rientrato: "Preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni". Intanto Chiesa e Viminale hanno definito le norme per la partecipazione ai funerali

“Il dialogo con le istituzioni governative è quotidiano e all’insegna di una collaborazione leale”. Le parole del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Stefano Russo, hanno lo scopo di ricucire lo strappo con il governo. Affermazioni che arrivano dopo giorni di tensione tra la Cei e Palazzo Chigi, protagonisti di una trattativa, a tratti anche molto dura, per decidere quando e come far tornare i fedeli a messa. Uno scontro che ha avuto il suo apice con una nota dell’episcopato dai toni molto netti: “I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto”.

Ora, però, la Chiesa e il Viminale hanno definito le norme per la partecipazione dei fedeli ai funerali che si potranno celebrare dal 4 maggio, quando inizierà la fase 2, quella della convivenza col coronavirus. Seppure “con l’esclusiva partecipazione di congiunti e, comunque, fino a un massimo di quindici persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto”, come ha stabilito il governo.

“Da lunedì – afferma monsignor Russo in un’intervista ai media Cei – avremo la possibilità di celebrare le esequie; stiamo lavorando da un paio di settimane su un Protocollo per le celebrazioni eucaristiche, che minimizzi al massimo il rischio del contagio: preservare la salute di tutti deve essere un interesse primario”. Il numero due della Conferenza episcopale italiana torna anche sulle recenti parole di Papa Francesco: “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Per monsignor Russo “le parole del Santo Padre sono la cifra essenziale per il cammino da compiere da qui alle prossime settimane. In quelle parole non c’è contrapposizione con la Chiesa italiana: il Papa sostiene da sempre e con paternità il nostro agire”.

Il segretario della Cei sottolinea, inoltre, che “la Chiesa ha un’armonia polifonica, non contrapposta nelle sue voci, ma unita dalla comunione e dall’umanità. Non tenere conto della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni significherebbe essere ciechi e decontestualizzati rispetto al vissuto di tristezza e dolore con cui stiamo ancora facendo i conti. Nascono da questa passione per l’umanità anche le parole dei vescovi italiani. Nessuna fuga in avanti, dunque; né tanto meno irresponsabilità verso le regole o strappo istituzionale. Il confronto e il dialogo con le istituzioni governative, anche in qualche passaggio dai toni forti, non è mai venuto meno, all’insegna di una reciproca stima”.

Parole che fanno seguito a quelle del sottosegretario della Cei, don Ivan Maffeis, che ha affermato: “Sarebbe grave se all’interno della Chiesa, pur con sensibilità diverse, fossimo con Papa Francesco su due linee diverse. Soprattutto se le due linee sono quelle del Papa e dei vescovi”. Maffeis ha spiegato che “con il governo in queste settimane c’è stata una collaborazione continuativa, cordiale e fruttuosa che ha portato ad affrontare insieme una pandemia che ha colto tutti di sorpresa. Eravamo tutti spiazzati da quello che stava succedendo, oggi ne siamo molto più consapevoli. Il rapporto con il governo ha conosciuto dei momenti di tensione soprattutto negli ultimi giorni che ha portato a una nota dai toni molto duri come quella che come Cei abbiamo pubblicato. Credo che in un rapporto, se è vero, ci siano momenti in cui si può e si deve alzare la voce, senza che questo diventi lo stile”.

“Stiamo uscendo – ha proseguito Maffeis – da un inverno molto rigido. Un Paese che in queste lunghe settimane è stato in ginocchio ha il desiderio e la pretesa di mettersi in piedi in ogni ambito della vita. Come Chiesa c’è il desiderio di ritornare ad una vita comunitaria, celebrata insieme. La prudenza a cui il Santo Padre ci ha invitati suona come un campanello prezioso a non dismettere un comportamento responsabile. È il richiamo di un padre che dice ‘attenzione non siamo fuori dal tunnel’. Il richiamo del Papa arriva come salutare e ci dice ‘stiamo uscendo dal tunnel ma non siamo ancora fuori’”.

Il sottosegretario della Cei guarda con soddisfazione alla fase 2. “La data di lunedì 4 maggio – ha spiegato Maffeis – è quella relativa ai funerali. Si tornerà a fare un passo avanti significativo in un ambito che purtroppo in queste ultime settimane ha visto tante persone morire senza il conforto di un famigliare, di un affetto. È un primo passaggio significativo che abbiamo chiesto con forza. Ovviamente è un primo passo. Non la risolviamo con questo passaggio ma pensiamo a quante persone siano state ferite dalla morte di famigliari senza poterli salutare. Il 4 maggio torniamo a riappropriarci di un segno importante per noi credenti. Accanto a questo l’attesa è che si possa tornare a quella vita comunitaria che è fatta di celebrazioni, incontri intorno ad un altare a dei sacramenti vissuti con tutto il popolo di Dio. Questo non vuol dire ‘liberi tutti’. Dobbiamo entrare in una fase transitoria ed entrarci insieme con grande responsabilità”.

Twitter: @FrancescoGrana