Cronaca

Mascherine, Arcuri: “Prezzo fisso stabilito per annientare speculazione vergognosa. Ristoro possibile per le aziende che hanno stock”

Nel corso della video audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera sul dl Liquidità, il commissario straordinario per l'emergenza ha difeso la scelta sua e del governo di bloccare il prezzo per l'acquisto delle mascherine, replicando alle polemiche di quanti in questi giorni hanno criticato la cifra di 0,50 centesimi sostenendo che è una cifra inferiore rispetto ai costi di acquisto da parte dell’azienda

Il prezzo fisso di 0,50 centesimi di euro l’una per la vendita delle mascherine chirurgiche è stato stabilito per “annientare una speculazione vergognosa“. È quanto ha ribadito il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri in video audizione alle Commissioni Finanze e Attività produttive della Camera sul dl Liquidità, difendendo la scelta sua e del governo di bloccare il prezzo per l’acquisto delle mascherine dopo che nelle scorse settimane sono emersi diversi casi di truffe o speculazioni. “Durante i primi giorni della crisi il prezzo delle mascherine, di 8 centesimi prima dell’emergenza, era arrivato almeno a 5 euro – ha spiegato -. Il costo di produzione della mascherina è di 5 centesimi secondo le nostre analisi, capite qual era lo spazio di profitto, bisognava limitarlo, tanto più che le aziende non erano tutte italiane. Le aziende ora ce le danno a 38 centesimi“. Per questo, ha precisato, “vorrei leggere una norma in cui queste speculazioni vengono non solo annullate, ma sanzionate. Io ho potere di confiscare e lo sto facendo”.

“A fine estate 100% di mascherine prodotte in Italia” – I dispositivi di protezione individuale saranno assolutamente necessari nella Fase 2 in avvio dal prossimo 4 maggio motivo per cui, sottolinea il commissario straordinario, “tutti i cittadini hanno il diritto di pagare il prezzo giusto. Con 0,50 centesimi un genitore va in farmacia e con un euro compra due mascherine. Ho chiesto sanzioni per chi nonostante la norma tenta di vendere a un prezzo più alto”. Poi ha annunciato che già “alla fine dell’estate potremo liberarci di questo fardello (gli acquisti all’estero, ndr) e dire che abbiamo il 100 per cento di dispositivi di protezione individuale prodotti in Italia, al momento è un quarto”, così da poter tenere i costi monitorati. “Se serviranno possiamo distribuire 12 milioni di mascherine al giorno, da giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni al giorno – ha spiegato -. Le Regioni hanno già in deposito 47 milioni di mascherine che gli abbiamo fornito. Le distribuiamo gratis anche a sanità, Pubblica amministrazione, forze dell’ordine e servizi essenziali, da lunedì anche ai trasporti pubblici locali e alle Rsa pubbliche e private. Ma il commissario non distribuisce mascherine ai cittadini, deve metterli in condizione di comprarle a un prezzo più conveniente possibile, di qui il prezzo calmierato a 0,50 centesimi. La gente dice che non ha mascherine? Io più che darle alle categorie indicate e alle farmacie non posso fare”.

Le polemiche – Il commissario ha poi respinto al mittente le polemiche di quanti in questi giorni hanno criticato la cifra di 0,50 centesimi sostenendo che è una cifra inferiore rispetto ai costi di acquisto da parte dell’azienda: “Ci sono gli strepiti dei pochi danneggiati e io silenzio dei tanti cittadini avvantaggiati, ma che non hanno voce mediatica al contrario dei primi”. Ma dopo aver siglato un accordo con l’Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm per garantire alle farmacie che hanno acquistato mascherine e dispositivi di protezione ad un prezzo superiore a quello imposto un “ristoro ed assicurare forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal governo”, Arcuri ha annunciato di essere in contatto anche con altri rivenditori. “Stiamo ragionando che per le mascherine in magazzino le aziende non abbiano a rimetterci, pensando a forme di ristoro se hanno comprato a un prezzo più alto (prima del prezzo calmierato, ndr). Da domani però non potranno comprare a un prezzo più alto, altrimenti avranno a rimetterci”. Il riferimento è al Gruppo Crai che proprio oggi in una nota si è detto costretto a ritirare dalla vendita le mascherine chirurgiche perché non altrimenti non rientra nei costi: “Siamo nell’impossibilità – si legge in una nota – di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione”. Su quest’ultimo punto però la replica di Arcuri è netta: “Questa azienda non ha fatto un contratto con il commissario straordinario, non deve rivolgere a me la domanda”.

“Pronti per un eventuale nuovo picco” – Con i ventilatori e le terapie intensive “siamo attrezzati a reggere picchi anche superiori a quelli della prima fase dell’emergenza; l’apocalisse non la regge nessuno, ma siamo tutti convinti che non ci sarà”, ha spiegato poi Domenico Arcuri facendo il punto sulla situazione degli ospedali. “Abbiamo ora circa 1.980 posti occupati in terapia intensiva su una disponibilità di 9 mila, abbiamo distribuito 4.200 ventilatori e potremmo raddoppiare il numero in pochi giorni – aggiunge -, ma non solo per ora non servono, ma non sappiamo dove saranno gli eventuali maggiori focolai” nella Fase 2.m”La previsione di distribuzione dei ventilatori è già nei nostri magazzini e attendiamo per darli alle regioni una non auspicata ripresa dei contagi che sarà possibile dopo l’allentamento delle misure – ha spiegato Arcuri -. La quantità di ventilatori ci rassicura per una eventuale ripresa non clamorosa del virus”. “I posti in terapia intensiva – ha aggiunto – erano circa 5.200 a inizio crisi, ora sono oltre 9 mila; i posti nei reparti di malattie infettive e pneumologiche da circa 30 mila che erano si sono moltiplicati per 6. Tutto ciò è compatibile con un andamento dell’epidemia che resta nei picchi che ha avuto all’inizio della tragedia – conclude il commissario -, se assumesse, come nessuno pensa, dimensioni apocalittiche, nessun sistema sanitario al mondo potrebbe reggere”.

La app “Immuni” – La app per il tracciamento dei contatti dei positivi al Covid 19 serve che abbia “un server pubblico e italiano, e questo è garantito, che rispetti la privacy secondo le leggi italiane ed europee, poi che serva ad accorciare se non ad azzerare il tempo tra il contagio e il tracciamento del caso, che ora ci mette un certo tempo”, ha spiegato ancora Arcuri. All’attuale stadio di sviluppo dell’applicazione “io cittadino se voglio posso inserire un codice e mettere la app nelle condizioni di funzionare. Servirà? Non servirà? Non è mio compito dirlo – aggiunge -, io ho il compito di implementarla e di renderla compatibile con le norme su sicurezza e privacy”.