Scienza

Coronavirus, detective veterinari in undici paesi asiatici per prevenire pandemie future

Gli scienziati si preparano ad addestrare operatori dei settori agricolo e veterinario per riconoscere malattie zoonotiche, che 'saltano' da animali agli esseri umani e costituiscono tre quarti delle malattie infettive emergenti

Cacciatori di virus già in azione e detective veterinari da addestrare per prevenire pandemie future. Gli scienziati australiani si preparano ad addestrare operatori dei settori agricolo e veterinario in undici paesi asiatici come detective di malattie in animali, per aiutare a prevenire future pandemie derivanti da malattie zoonotiche, che ‘saltano’ da animali agli esseri umani e costituiscono tre quarti delle malattie infettive emergenti.

Nel Paese ci sono stati finora 6.727 casi di coronavirus e 85 morti. I nuovi contagi registrati nelle ultime 24 ore sono stati soltanto 12. Oltre 2 milioni di australiani hanno scaricato in poche ore la app COVIDSafe, ideata per segnalare l’eventuale contatto con una persona affetta da coronavirus e le restrizioni sono state allentate. Tra questa c’è la riapertura della spiaggia Bondi di Sydney.

Il programma prevede la partecipazione di 40 esperti di scuole veterinarie in Australia, Nuova Zelanda e Asia-Pacifico per addestrare fino a 160 operatori in undici paesi del sudest asiatico a identificare patogeni e malattie, in metodi di sorveglianza, tracciamento di tendenze e di cambiamenti e nelle indagini su insorgenze di contagi. L’obiettivo è di identificare tempestivamente gli agenti patogeni prima che causino una maggiore insorgenza.

Il responsabile del programma, Navneed Dhand della scuola di scienze veterinarie dell’Università di Sydney, spiega che l’urgenza non è mai stata più chiara con la pandemia di Covid-19, che si ritiene si sia originata in pipistrelli e si sia trasmessa all’uomo in un wet market a Wuhan in Cina. Il programma del costo pari a 2,8 milioni di euro è finanziato da Dipartimento Affari Esteri e Commercio di Canberra ed è guidato da ricercatori dell’Università di Sydney, in collaborazione con partner nei diversi paesi e con rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura e del Centro Usa per il controllo selle malattie. Opererà nei prossimi tre anni in Cambogia, Figi, Indonesia, Laos, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone, Timor Leste, Vanuatu e Vietnam.