Politica

Caro presidente Conte, stiamo uscendo di testa

Signor Primo Ministro, io e altri 60 milioni di italiani non ce la si fa più. E il peggio è l’incertezza, il non sapere cosa succederà, la sensazione di confusione, di impotenza… Questo inizia ad essere un grave problema di sanità mentale nazionale.

Il costo umano di questa detenzione sta crescendo di giorno in giorno, in alcuni casi la situazione è intollerabile: decine di migliaia di donne e bambini stanno subendo violenze insopportabili rinchiusi in case prigione con i loro aguzzini. È quindi centrale capire se ci sono strategie capaci di farci uscire rapidamente dalla quarantena evitando al contempo le temute successive ondate di diffusione del virus.

Un numero enorme di virologi e ricercatori sostiene da settimane la necessità di imitare il sistema che ha consentito alla Corea di bloccare la pandemia senza fermare tutto e costringere alla detenzione domestica 40 milioni di coreani. In Italia all’inizio non era materialmente possibile seguire questa via per carenze del nostro sistema sanitario certamente non dovuti all’operato dei governi da Lei presieduti, ma da decenni di tagli ai servizi e corruzione. Ma a questo punto mi pare urgente un cambio di metodo.

Luca Zaia ha scelto per il Veneto la via dei tamponi a pioggia (il doppio della Lombardia) e ha annunciato test rapidi anche ai semafori, e i numeri dimostrano che questa strategia sta funzionando. Enrico Rossi sta seguendo la stessa via in Toscana.

Detto questo le indicazioni del ministero della Sanità che chiede di limitare il numero dei tamponi ai malati con sintomi e al personale sanitario e agli agenti impegnati nell’ordine pubblico mi paiono assurde. E mi sembra irrazionale che non si possano comprare i test sierologici in farmacia, consentendo ai cittadini che possono permettersi la spesa di contribuire allo sforzo collettivo di mappare il più possibile il diffondersi del virus. E non si può dire “non abbiamo i laboratori per fare le diagnosi!”.

Come ha detto il professor Alessandro Vespignani, epidemiologo, se fossimo in guerra e arrivassero dal fronte notizie di 20mila morti e di 100mila feriti si chiederebbe alla Fiat di produrre carri armati…

Credo che l’Italia abbia le risorse per lanciare una campagna di test e per realizzare app e altri strumenti digitali per monitorare i contagiati e le persone che essi hanno incontrato e controllare che le quarantene individuali vengano rispettate.

Il suo governo, nonostante le incertezze iniziali, ha avuto il coraggio di emanare decreti molto duri ma efficaci, sfidando la derisione internazionale. E questo ha salvato migliaia di vite. La storia gliene darà merito. E sicuramente questo sarà evidente quando si farà la conta dei morti in Gran Bretagna, Usa e Russia. Morti causati da governanti incapaci di comprendere la reale portata della pandemia. Ma ora Lei deve decidere se imboccare la via dei tamponi a pioggia e dell’isolamento selettivo o no.

Signor Presidente, è il momento di una scelta difficile: adottare il modello coreano è una sfida epocale per un paese come l’Italia. Ma Lei ha un grande potere che le deriva, oltre che dal suo ruolo istituzionale, dal fatto che la maggioranza degli italiani ha fiducia in Lei. E credo che potrebbe ottenere un’appassionata collaborazione e verificare che siamo un popolo capace di creatività, tenacia, determinazione e disciplina, quando abbiamo un obiettivo chiaro e condiviso da raggiungere. Se invece si naviga senza direzione gli italiani si fanno facilmente prendere dallo sconforto. Questa è l’ora di scegliere. Non si può più aspettare.