Mondo

Coronavirus, la Svezia ignora la quarantena e supera i mille morti. Gli esperti alle autorità: “Avete fallito”

Il Paese col minor numero di posti in terapia intensiva d’Europa è messo sempre più alle strette dalle cifre e dalle accuse, mai sedate, di medici e ricercatori. Ventidue esperti denunciano la mancanza di strategia verso la crisi, mentre ristoranti e scuole primarie restano aperti e c'è confusione su guanti, mascherine e distanze da mantenere

La Svezia ha raggiunto un tasso di mortalità in relazione ai contagiati da coronavirus vicinissimo a quello italiano (rispettivamente il 10 e il 12%). Finora l’epidemia ha causato più di mille le vittime e oltre 11mila casi. L’epidemiologo di Stato Anders Tegnell noto sin dalla prima ora per aver rassicurato i cittadini sulla tenuta del sistema sanitario svedese, che detiene il minor numero di posti in terapia intensiva d’Europa, ora è messo sempre più alle strette dalle cifre e dalle accuse, mai sedate, di medici e ricercatori.

L’ultimo attacco via media, si è concluso la notte scorsa, con l’affondo della virologa Lena Einhorn, coautrice dell’articolo pubblicato dal quotidiano Dagens Nyheter, e firmato da 22 esperti, nel quale si esortano i politici a prendere in mano la situazione, poiché l’Autorità per la Salute Pubblica (FHM) “ha fallito”. Secondo i firmatari non avrebbe una strategia, ed in particolare ha esortato quanti rientravano senza sintomi da vacanze sulle Alpi italiane “a vivere come al solito, rifiutando ancora di accettare che la diffusione dell’infezione dagli asintomatici ha contribuito in modo significativo alla mortalità degli anziani”.

Quando l’Italia contava la sua prima vittima, infatti, il 77enne di Vo’ Euganeo, era il 21 febbraio. Quella data coincideva con la Settimana dello Sport in Svezia. Le scuole erano chiuse per consentire di allenare il corpo con sport invernali. E in un Paese in cui la diseguaglianza sociale è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni, alimentata dalla liberalizzazione selvaggia del settore pubblico, molti sono sulla soglia della povertà, e molti possono permettersi le prestigiose località sciistiche di casa nostra.

Proprio una donna rientrata a Stoccolma dopo la settimana bianca in Lombardia, è stata la prima contagiata. Norvegia, Danimarca e Finlandia chiudevano le frontiere, e da metà marzo le scuole e i luoghi di aggregazione. Stop. La Svezia ha da subito ignorato e ha disatteso l’importanza della quarantena e di un lockdown. Ha invece proceduto con le “raccomandazioni” su base volontaria, lasciando che gli svedesi si ammassassero ovunque. Lo scorso sabato il premier Stefan Löfven ha ammesso: “Non eravamo abbastanza preparati ad affrontare la crisi, ma l’aver sciolto la Protezione Civile dopo la fine della guerra fredda, è stata responsabilità di tutte le parti”.

Tegnell intanto si è difeso contestando i dati riportati come errati, perché alcuni paesi, tra cui l’Italia, calcolano solo i morti in ospedale, a sua detta, rendendo così difficile la comparazione. Ma i 22 replicano che i dati sono quelli dell’Oms e del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Oggi la Svezia ha una mortalità che è dieci volte quella della Finlandia. Il governo ha atteso settimane prima di chiedere, ed ottenere, poteri per ampliare i margini di manovra davanti alla pandemia. Poteri che finora non ha usato. E vista la crescita dei contagi, se la situazione dovesse aggravarsi, il Karolinska Institute dell’università di Stoccolma avrebbe chiesto ai medici di fare delle scelte, secondo un documento interno pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano Aftonbladet. In pratica gli anziani che hanno più di 80 anni non saranno considerati una priorità così come quelle di 70 anni “che hanno un problema a un organo” e i 60-70enni “sui quali si riscontra una patologia su più di due organi”.

Intanto i ristoranti sono ancora aperti, seppur con restrizioni. Le violazioni dovrebbero essere scoperte e sanzionate da un numero esiguo di controllori. Solo da una settimana si corre ai ripari con protezioni per i cassieri dei market, e cartelli informativi in diverse lingue, che ribadiscono le linee guida della FHM. Dopo un simile pregresso però, la popolazione non è affatto sensibilizzata, o lo è in modo sbagliato. Qualcuno usa la mascherina nei negozi, ma non rispetta le distanze. Altri indossano guanti in lattice, che poi però abbandonano dentro il carrello all’atto di riporlo. Le contraddizioni del resto, non sono mai mancate. Studenti delle superiori e dell’Università in e-learning da settimane, ma scuole primarie aperte. Solo i bambini con sintomi da raffreddamento possono studiare da casa. Alcuni genitori con questo escamotage sono riusciti finora a proteggere i piccoli, ma temono l’intervento dei servizi sociali, chiamati a combattere le assenze come se fossero ingiustificate.

Infine, un fatto emblematico dell’atteggiamento svedese verso chi denuncia la realtà scomoda. “Esiste il rischio di una carenza di personale per la produzione agricola, che potrebbe avere conseguenze sulla nostra fornitura di cibo. Ed il rischio di carenza di acqua potabile”. Questo l’allarme lanciato da Maria Bergstrand, capo dell’Autorità per la Protezione Sociale e per le Emergenze. Smentita il giorno seguente da un comunicato della stessa Autorità. Poche righe. “Nessun pericolo di carenza di acqua potabile”.