Politica

Coronavirus, quando la Lega diceva che dai medici di famiglia non va più nessuno

Nell’agosto del 2019 – poco tempo fa – c’è stato chi, ‘con lungimiranza’, ha detto: “Nei prossimi cinque anni mancheranno 45mila medici di base. È vero; ma chi va più dal medico di base, senza offesa per i professionisti qui presenti? Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma chi ha meno di cinquant’anni va su Internet e cerca lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito“.

Parole di Giancarlo Giorgetti, lombardo doc, numero 2 della Lega, allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nel suo intervento al Meeting riminese di Comunione e Liberazione.

Gli risposero proprio i medici di famiglia: “La crisi di governo deve aver mandato in confusione il sottosegretario della Lega Giorgetti – disse il presidente della Federazione Italiana Medici di Famiglia, Silvestro Scotti – che evidentemente non riesce più a leggere in modo chiaro i sondaggi, altrimenti ci spieghi come mai si richiama la sovranità popolare e poi non la si rispetta a fronte di sondaggi che vedono i medici di famiglia a più dell’80% di gradimento, primi tra tutte le figure dell’Ssn; il popolo si rispetta sempre, non a corrente alternata”.

In piena emergenza Covid-19, appena sette mesi dopo, la lungimirante affermazione di Giorgetti ha il merito di farci capire – dal punto di vista politico – perché la sanità lombarda – quella della regione più popolosa e ricca d’Italia, governata da decenni dalla Lega con i suoi alleati – sia stata colta impreparata, con le conseguenze note.

La medicina di base è stata mortificata (tanto che oggi neppure ai medici di famiglia lombardi viene fatto il tampone in tempo utile, con ritardi enormi anche quando si sospetta che siano stati colpiti dal coronavirus), mentre è stata incentivata moltissimo la medicina specialistica, puntando sulle deleghe a strutture private (e anche il mercato delle mazzette, a giudicare dal lavoro dei magistrati in Lombardia, che non ha risparmiato nessuna giunta regionale negli ultimi decenni).

L’assenza di un controllo sociale di base accurato, dal punto di vista sanitario, è – e si rivelerà sempre più nei prossimi giorni e mesi – uno dei fattori che ha contribuito a favorire la grande diffusione del virus in Lombardia; quella diffusione passata inosservata (Codogno a parte) nelle prime settimane del contagio. È un esito frutto di scelte politiche fatte dalla Regione Lombardia, non dalla “natura matrigna”. Qualcuno, forse, dovrà dare spiegazioni. Senza offesa per Giorgetti, ovvio…, che fino all’altro giorno considerava i medici di famiglia superflui, antiquati e superati.