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Coronabond, perché la Germania non li vuole

Capire o inveire? Pare essere dovere patriottico insultare i tedeschi, perché si oppongono ai coronabond. Questa in effetti è un’espressione priva di significato preciso. Comunque nella sostanza si tratterebbe di obbligazioni (bond) emesse dall’Unione europea (Ue) o altro soggetto, per raccogliere soldi per i costi, sicuramente esorbitanti, dovuti al coronavirus. I coronabond o eurobond sarebbero titoli garantiti in solido da tutti gli Stati dell’Ue, come si dice in termini giuridici. Cioè, se qualcuno non rimborsa la sua quota, tocca agli altri pagare il rimborso del prestito per lui.

E questo è il problema. Lo scenario paventato dai tedeschi è il seguente: i coronabond vengono emessi, i soldi raccolti distribuiti fra gli Stati dell’Ue, poi l’Italia, la Grecia ecc. non li restituiscono e così soprattutto la Germania, ma anche i Paesi Bassi ecc. dovranno accollarsi il rimborso anche delle loro quote oltre che delle proprie.

Giuridicamente varrebbe pure l’ipotesi opposta, ossia la Germania insolvente e l’Italia che va in suo soccorso. Ma nessuno la prende seriamente in considerazione. Come mai? Anche solo perché l’Italia è già ora indebitata fino al 135% del proprio Prodotto interno lordo (Pil) e la Germania poco sopra il 60%.

Per di più mediamente i tedeschi conoscono l’Italia molto più che viceversa. Per citare un aspetto piacevole, i tedeschi che soggiornano volentieri nella loro seconda o terza casa in Italia sono enormemente più dei pochissimi italiani che fanno le ferie nella propria casa in Germania. Conoscendo l’Italia, i tedeschi sono convinti che essa sia alquanto corrotta, che per anni i suoi politici abbiano saccheggiato il bilancio pubblico per l’arricchimento personale e per coltivare le proprie clientele. Sono convinzioni così strampalate?

Aggiungiamo che essi hanno letto più volte che l’Italia è molto indebitata, ma individualmente gli italiani sono in media più ricchi di loro. Infatti i Btp e in generale i titoli di Stato sono un debito per il Tesoro, ma sono una voce attiva nei patrimoni di molti italiani, direttamente o indirettamente. Cioè in quanto nei fondi comuni o pensione, nelle polizze ecc.

All’estero sconcerta soprattutto la richiesta di emettere coronabond, cioè di dare soldi all’Italia, addirittura in modo incondizionato. Pensano infatti che, in assenza di vincoli stringenti, essi finirebbero nelle tasche di politici e amministratori corrotti, senza neppure essere d’aiuto alle persone bisognose.

Congiunto a innegabili egoismi, ciò spiega alcune posizioni brutali, come quella di un gruppo di economisti e rappresentati degli imprenditori di area conservatrice, che senza mezzi termini ha gridato: “Purché niente soldi per l’Italia”.

È però falso che i tedeschi siano sordi a ogni richiamo di solidarietà europea. Per accorgersene, basta leggersi l’editoriale in tal senso del direttore del settimanale Der Spiegel: “Cosa aspettiamo?” di Enrik Müller.

Inoltre, prima di venire in soccorso dell’Italia, i Paesi più ricchi dell’Ue vorrebbero capire meglio quanti hanno bisogno di aiuto. Non gli sembra opportuno concedere subito aiuti all’Italia, solo perché è stata colpita prima dal coronavirus, senza aspettare almeno qualche settimana per avere un quadro complessivo della situazione.