Politica

Coronavirus, un ospedale in dieci giorni è una grande prova. Ma dopo si rifletta sul destino della sanità lombarda

Dieci giorni fa nei vecchi edifici della Fiera di Milano non c’era nulla, adesso c’è la più grande terapia intensiva del Paese, inaugurata oggi. Verranno aperti subito i primi 8 reparti, con 53 letti. In una seconda fase sarà inaugurato il padiglione sottostante, con 104 letti; poi il padiglione 2, con altri 48. In totale, ci saranno 200 posti letto. Per la realizzazione dell’ospedale sono stati raccolti 21 milioni di euro, grazie a circa 1.200 donatori grandi e anche piccoli, come tanti di noi.

Una grande prova, certo. Dopo però dovremo ragionare anche su quello che non ha funzionato nella regione più ricca d’Italia, con la sanità più privatizzata (cioè, “ceduta” se non “regalata”, ai privati) d’Italia, dove ci sono stati più morti per Covid-19 che in tutto il resto d’Italia messo assieme. Non solo: è la regione in cui le varie inchieste per mazzette “sanitarie” non hanno risparmiato nessuna giunta regionale negli ultimi decenni, dove l’ex presidente della Regione Roberto Formigoni è stato condannato in via definitiva (ed è finito in carcere) per aver contribuito a sperperare almeno 70 milioni di soldi pubblici destinati alla sanità. E via elencando.

Non faccio i nomi dei partiti al potere in Lombardia, perché non è questo il momento; già l’eccesso di sfrontata propaganda politica – esibita in tv e sui social – rende tutto ancora più surreale. Questo è il momento della solidarietà e della concretezza. Però – ripeto – ragioniamo, molto e bene, sullo stato e sul destino toccato alla sanità lombarda, tanto eccellente quanto derubata. Dopo, certo; però non troppo dopo.