Economia

Coronavirus, borse Ue ancora in rosso. Spread a 180 punti. Bce alle banche: “Basta dividendi, finanziate famiglie e imprese”

Piazza Affari ha perso il 3,15%. La peggiore è stata Londra (-5,45%) con la notizia della positività del premier Johnson, seguita da Parigi (-4,23%), Francoforte (-3,68%) e Madrid (-3,63%). Soffrono ancora le banche. A cui, dopo la chiusura, Francoforte ha chiesto di non distribuire utili durante l'emergenza. Ocse: "Per ogni mese di fermo si perdono due punti di pil"

Dopo il nulla di fatto in sede di Consiglio europeo sulle strategie economiche per il contrasto alla pandemia di coronavirus, le Borse europee hanno chiuso male. La peggiore è stata Londra (-5,45%) con la notizia della positività del premier Boris Johnson, seguita da Parigi (-4,23%), Francoforte (-3,68%) e Madrid (-3,63%). A Piazza Affari il Ftse Mib ha perso il 3,15%. E anche lo spread tra il Btp e il Bund archivia la seduta in netto rialzo, a 180 punti base dai 158 di ieri, nonostante il nuovo piano di acquisti di titoli per 750 miliardi di euro avviato dalla Banca centrale europea. Che, dopo la chiusura dei mercati, con un’altra mossa storica ha chiesto alle banche vigilate di non pagare dividendi o riacquistare azioni proprie “durante la pandemia” di coronavirus. “La raccomandazione – si legge in una nota del Supervisory Board – riguarda i dividendi relativi al 2019 e al 2020, almeno fino all’1 ottobre 2020. La Bce si aspetta che le banche continuino a finanziare le famiglie, le piccole imprese e le grandi aziende”.

“A differenza della crisi finanziaria del 2008, questa volta le banche non sono la fonte del problema. Ma dobbiamo assicurarci che siano parte della soluzione”, scrive il capo della Vigilanza della Bce, Andrea Enria. “La nostra raccomandazione sulle restrizioni alla distribuzione dei dividendi ha lo scopo di mantenere preziose risorse di capitale all’interno del sistema bancario in questi tempi difficili, per migliorare la capacità di erogare” finanziamenti “all’economia reale e sostenere altri segmenti del settore finanziario quando sono sotto stress”.

Intanto il prezzo del petrolio sta fallendo il rimbalzo tentato in mattinata. La Russia intende prorogare oltre la scadenza del 31 marzo gli attuali livelli dei tagli alla produzione e l’Arabia Saudita nega che siano in corso discussioni “per bilanciare i mercati petroliferi”. Il prezzo dell’oro si prende una pausa dopo la corsa dell’ultima settimana nella quale ha visto un rialzo di oltre 120 dollari l’oncia (il prezzo era sui 1500 dollari l’oncia lo scorso venerdì): il metallo con consegna immediata scambia a 1.624 dollari, con un ribasso dello 0,43%.

A marzo 2020 l’Istat stima una forte diminuzione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 110,9 a 101,0) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 97,8 a 81,7). Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono in flessione, ma l’intensità del calo è marcata soprattutto per il clima economico e futuro.

Intanto dagli organismi internazionali arrivano stime sempre più pesanti sugli impatti economici. Secondo l’Ocse ogni mese di contenimento comporta una perdita di 2 punti percentuali nella crescita del Pil annuale. Il solo settore turistico deve far fronte a un calo della produzione pari al 70%. I modelli dell’Ocse suggeriscono un declino della produzione “fra un quinto e un quarto in molte economie”. La recessione – ha ammesso il segretario generale, Angel Gurría – “è inevitabile, poiché dobbiamo continuare a combattere la pandemia” ma “gli elevati costi imposti dalle misure di sanità pubblica oggi sono necessari per evitare conseguenze molto più tragiche e un impatto ancora peggiore sulle nostre economie domani”. “Le nostre analisi – continua il numero uno dell’Ocse – rafforzano la necessità di un’azione più incisiva per assorbire lo shock e di una risposta più coordinata da parte dei governi” sia per tutelare i singoli che per salvaguardare “un settore privato che verrà fuori molto fragile quando la crisi sanitaria sarà passata”.

“La più lunga espansione economica della storia americana è finita. La maggiore economia al mondo è scivolata in recessione”, afferma poi S&P prevedendo una contrazione dell’economia americana più profonda della attese iniziali. Il pil è previsto contrarsi del 2,1% nei primi tre mesi dell’anno e del 12,7% nel secondo trimestre. Il 2020 dovrebbe chiudersi con un pil in calo dell’1,3% rispetto al +1,9% previsto pre-coronavirus.