Calcio

Coronavirus blocca la Serie A, il precedente: nel 1914 la Grande Guerra fermò il calcio. Titolo al Genoa, che perse Luigi Ferraris

L'epidemia di Covid-19 ha sospeso il massimo campionato di calcio. Successe anche a inizio Novecento, quando l’Italia decise di prendere parte alla Prima guerra mondiale

L’emergenza Coronavirus sta condizionando ogni aspetto della quotidianità italiana. Tra queste, il calcio non è stata un’eccezione. Dopo settimane convulse tra rinvii all’ultimo minuto e partite a porte chiuse, anche la Serie A è stata costretta allo stop. La sospensione del campionato per ora si protrarrà fino al prossimo 3 aprile, ma rimane ancora presente lo spettro di non riuscire a portare a termine la stagione. Sfogliando l’almanacco uno scenario di questo tipo si è materializzato solo nella stagione 1914/’15. Causa: la decisione dell’Italia di prendere parte alla Grande Guerra.

L’1 e il 2 agosto 1914, mentre il governo italiano dichiara la propria neutralità riguardo al conflitto appena scoppiato, a Torino l’assemblea federale delibera la nuova struttura del campionato: 52 squadre iscritte, 36 nel torneo maggiore del nord e 16 in quello minore del centro. Il nord viene suddiviso in sei gironi regionali. Le migliori due di ciascun girone e le quattro migliori terze formeranno i quattro gruppi di semifinale. Le vincenti di quest’ultimi raggruppamenti andranno a comporre il girone finale per decretare la squadra vincitrice del nord. Per il centro vengono organizzati due gironi: uno toscano e uno laziale. Le migliori due di ciascun girone accedono al girone finale. Completa il quadro calcistico il girone meridionale, al quale sono iscritte due sole squadre, entrambe di Napoli: Internazionale Napoli e Fc Naples. Chi vince questa sorta di spareggio si scontra con la vincente del girone finale del centro. In palio c’è un posto nella finalissima scudetto contro la vincente del girone nord.

Nella primavera del 1915 prendono il via i gironi finali. A nord: Genoa, Internazionale, Milan e Torino. Al centro: Lucca, Lazio, Pisa e Roman (una delle tre società che fondendosi tra loro diedero vita all’A.S. Roma). Il 23 maggio l’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria. Ogni attività sportiva viene sospesa e tutte le gare sono rimandate a data da destinarsi, confidando in un esito rapido del conflitto. Alla conclusione dei gironi finali manca solo una giornata: Genoa-Torino, Milan-Internazionale, Pisa-Roman, Lazio-Lucca. Nel girone finale del nord il Genoa comanda con due soli punti di vantaggio su Torino ed Internazionale (entrambe ancora in lizza per la finalissima nazionale), mentre nel girone di centro la Lazio attende soltanto di conoscere la vincente del raggruppamento meridionale tra Internazionale Napoli e Fc Naples. Le partite di andata e ritorno tra le due compagini napoletane si svolgono tra il 18 e il 25 aprile, con esito favorevole all’Internazionale, ma vengono annullate per delle irregolarità nel tesseramento di alcuni giocatori. La Figc dà così ordine di disputare nuovamente le sfide. Il 16 maggio l’Internazionale vince per 3-0 ma la sfida di ritorno, in programma per il 23 maggio, non vide mai la luce.

Al termine del conflitto bellico la F.I.G..C. decise di premiare il Genoa. Internazionale di Milano, Torino, Lazio e Internazionale di Napoli teoricamente sono – al momento dell’interruzione – ancora in lizza per la vittoria finale ma nessuna di esse presenta reclamo. Legata agli ambienti nordisti, per la Federazione assegnare il titolo al Genoa significava premiare una società con parecchi dirigenti prossimi agli ambienti federali e che aveva avuto un ruolo di assoluto rilievo negli anni pionieristici del calcio nostrano. Un’altra ragione risiedeva nell’assoluto divario tecnico che esisteva tra le squadre del nord e quelle del sud. Un caso controverso ancora oggi non smette di far discutere, con il presidente della Lazio Claudio Lotito che ha rivendicato l’assegnazione ex-equo dello scudetto del 1915.

Tra i giocatori protagonisti del campionato 1914/1915 furono in molti a rispondere alla chiamata alle armi. Il Milan fu la squadra che vide più tesserati partire per il fronte. Il primo rossonero a cadere fu Erminio Brevedan, 21enne sottotenente morto il 20 luglio 1915 sul Monte Piana. A lui seguirono altri: Canfari, Colombo, Moda, Rovelli, Soldera, Gaslini, Calderari, Carito, Forlano, il Vicepresidente Porro Lambertenghi, Wilmant, Azzolini e infine il dirigente e socio fondatore Glauco Nulli. Anche il Genoa vide cadere diversi personalità importanti nel panorama calcistico ligure. Il fondatore della sezione calcistica James Richardson Spensley e, soprattutto, Luigi Ferraris. Il 23 agosto del 1915 Ferraris venne colpito in pieno da una palla di cannone e muore sul colpo. Medaglia d’Argento al Valore Militare, dal 1933 lo stadio di Genova porta il suo nome.