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Coronavirus, Washington Post: “L’epidemia sarà la Chernobyl di Donald Trump”

È la previsione del prestigioso quotidiano che denuncia il ritardo accumulato dagli Stati Uniti nel riconoscere la gravità della crisi

“L’epidemia di coronavirus sarà la Chernobyl di Trump”. È la previsione del Washington Post che denuncia il ritardo accumulato dagli Stati Uniti nel riconoscere la gravità della crisi. Il presidente degli Stati Uniti, infatti, continua a minimizzare: “Lo scorso anno 37mila morti in Usa per influenza. Vita ed economia vanno avanti”. Come accadde in Unione sovietica prima e dopo il 26 aprile del 1986, il giorno in cui esplose il quarto reattore della centrale nucleare, quando una serie di errori a catena e di bugie ripetute lungo la catena di comando per compiacere il capo hanno amplificato l’emergenza.

Da nove anni gli scienziati sovietici sapevano che i reattori usati a Chernobyl avevano un difetto di progettazione. Poco dopo il suo insediamento, a Trump venne detto che una pandemia di virus influenzale era il pericolo principale per la sicurezza degli Usa. Ma l’inquilino della Casa ignorò l’allarme e – stando alla ricostruzione del prestigioso quotidiano – riorganizzando il Dipartimento della salute della Casa Bianca che aveva osato avanzare la previsione.

Il Wp ricorda che anche il tweet di due settimane fa sulla borsa che tornava ad andare molto bene e sui casi di contagio che si sarebbero presto azzerati. In realtà i casi sono ormai più di 500. Il presidente americano, “anteponendo pericolosi miti a fatti oggettivi, ha trasformato le prime fasi cruciali della risposta del governo in un disastro“. Frasi come “la risposta degli Usa al coronavirus è stata perfetta” sono l’equivalente dello slogan per cui “l’Unione sovietica non commette errori”. Per Brian Klaas quella di Sars Cov 2 è una crisi diversa dalla battaglia fra tweet in maiuscolo e il fact checking sa cui fino a questo momento Trump è uscito illeso. “Il coronavirus fa vittime reali. E la recessione si farà sentire”. “Lo scorso anno 37mila americani sono morti per la comune influenza. La media è tra i 27.000 e i 70.000 per anno. Nulla viene chiuso, la vita e l’economia vanno avanti. In questo momento ci sono 546 casi confermati di coronavirus, con 22 morti. Pensate a questo!” il tweet del presidente.