Cronaca

Coronavirus, diario dall’isolamento/15 – Le limitazioni? Non siamo noi i “prigionieri” del virus, ma i malati, i medici e gli infermieri

Su ilfattoquotidiano.it continua il racconto della quotidianità di una giornalista di Casalpusterlengo, colpita come i suoi concittadini dai provvedimenti restrittivi per evitare il contagio. "Pazienza, cazzo, ci vuole ancora un po’ di pazienza. Per fortuna ci sono tante persone assennate, la maggioranza. Purtroppo però, per la stupidità di pochi, i problemi tarderanno a risolversi"

C’è tanta confusione. Si è capito molto poco del decreto, ma al posto di pazientare ancora un po’ per avere lumi, ci sono i soliti che non vedono l’ora di poter tornare alla loro vita normale, fatta di aperitivi, palestra, vacanze, shopping. Gente che per esempio, durante la quarantena, ha organizzato a casa cene tra amici. Tante persone non sono uscite dalla zona rossa solo perché hanno messo i militari a bloccare le strade. Lo dimostra il delirio del primo sabato di quarantena, con la gente che correva a fare la spesa nei centri commerciali fuori dalla zona rossa.

Capisco che ci siano anche famiglie separate dal confine della zona rossa. E che ci sia anche chi è preoccupato per il proprio lavoro. Pazienza, cazzo, ci vuole ancora un po’ di pazienza. Per fortuna ci sono tante persone assennate, la maggioranza. Purtroppo però, per la stupidità di pochi, i problemi tarderanno a risolversi.

Non capisco poi perché i bar e i ristoranti potranno restare aperti fino alle 18.00. Magari i ristoranti no, ma tanti bar fanno il pienone proprio alla mattina, con le colazioni. A parte che non so in quanti avranno voglia di andare al bar o al ristorante con il coronavirus ancora in giro. Le sirene delle ambulanze, qui, si sentono ancora tutte le sere.

I frati del Convento dei Cappuccini sono stati colpiti tutti da febbre alta. Sono in via di guarigione tranne Padre Mariano, ricoverato in ospedale: lui ha battezzato, cresimato, sposato e fatto la comunione a intere generazioni di questa parrocchia. Credo che ognuno, in paese, conosca almeno una persona che è stata ricoverata o è positiva al virus. Non è una leggenda metropolitana. E non colpisce solo ed esclusivamente gli anziani con patologie. Tutto sommato abbiamo i supermercati riforniti, le farmacie idem, la distribuzione gratuita delle mascherine. I campi per passeggiare all’aria aperta senza trovarsi troppo vicini ad altre persone.

Non siamo prigionieri. “Prigionieri” del virus sono i medici e gli infermieri che lavorano incessantemente negli ospedali, gli ammalati attaccati a un respiratore. Speravamo che oggi avremo avuto rassicurazioni e un decreto che non vanificasse gli sforzi fatti dagli abitanti della zona rossa. E invece, ripeto, c’è ancora tanta confusione. Anche i sindaci dei nostri paesini non hanno capito granché e si sono riuniti per chiedere chiarimenti al governo.