Cronaca

Coronavirus, dalla movida che non si ferma ai centri commerciali pieni: ecco la Milano irresponsabile che ignora le raccomandazioni

Mentre i medici delle terapie intensive lombarde chiedono, in una lettera al presidente Fontana, "misure drastiche o sarà calamità sanitaria", continuano a verificarsi situazioni di assembramento e affollamento per shopping, attività ludiche, ritrovi. I luoghi della serata milanese, tra abbracci, baci, strette di mano, nessuna distanza di sicurezza, nonostante le indicazioni diffuse da istituzioni e personale sanitario. Da Elettra Lamborghini all'aperitivo di Venezia, i casi in altre città

Evitare i luoghi affollati” e “mantenere almeno un metro di distanza”. Sono le raccomandazioni che da giorni le autorità, i virologi, i medici e gli esperti, tutti concordi, continuano a fare per cercare di limitare il contagio da coronavirus, che ha già raggiunto oltre 4mila persone in Italia. Eppure c’è chi si ostina ad ignorare questa indicazione, continuando imperterrito ad affollare negozi e centri commerciali, partecipare a feste e organizzare cene o aperitivi, talvolta vantandosene anche sui social, nella convinzione che i media facciano “allarmismi eccessivi” e che “la vita deve andare avanti, non si può fermare l’economia”. Così, mentre i medici delle terapie intensive lombarde chiedono, in una lettera al presidente Fontana, “misure drastiche o sarà calamità sanitaria”, continuano a verificarsi situazioni di assembramento e affollamento per shopping, attività ludiche, ritrovi: le immagini pubblicate sui social lo dimostrano. Tanto da spingere l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, a lanciare un appello ai “lombardi, persone dinamiche che amano socializzare”, affinché stiano a casa ed evitino assembramenti. Ma anche l’influencer Chiara Ferragni ha invitato i suoi 18 milioni di followers a non fare “cose stupide” e “sacrificarci tutti un attimo” così da poter tornare presto alla normalità.

La gente sui Navigli nel pomeriggio di sabato 7 marzo

I LOCALI DELLA MOVIDA PIENI – Venerdì sera (6 marzo), per dire, i locali in zona Porta Venezia, a Milano, erano frequentati da centinaia di persone. Alcuni bar, nonostante l’obbligo di servizio al tavolo, vendevano tranquillamente birre e bevande da asporto. Altri, invece, si sono attenuti alle regole: ingressi contingentati fino a un numero pari ai posti a sedere (ovviamente a una distanza minore di un metro) con personale di servizio alla porta per bloccare altri avventori. Il risultato, in ogni caso, è che gli “assembramenti” c’erano, con decine di capannelli nelle strade attorno a via Lecco. Bastava poi spostarsi in Corso Como o Largo La Foppa per rendersi conto che la città non ha intenzione, nonostante l’aggravarsi dell’emergenza, di rinunciare ai cocktail del fine settimana. All’1 di notte migliaia di giovanissimi, gli stessi che il giorno successivo non avrebbero dovuto presentarsi in classe per le restrizioni imposte dal governo sui corsi scolastici, si sono ritrovati nei locali notturni tra Garibaldi e Moscova. Abbracci, baci, strette di mano, nessuna distanza di sicurezza, nonostante le indicazioni diffuse da istituzioni e personale sanitario. Stessa situazione anche sui Navigli, dove “i locali scoppiavano di gente”.

IL SABATO ALL’IKEA – “Tutti a meno di un metro. Questa mattina l’Ikea era strapiena di persone anziane e di gente in generale. Tutti addossati in coda al ristorante”, denuncia su Facebook Gabriella Nobile, presidente dell’associazione “Mamme per la pelle”, pubblicando su Facebook alcuni scatti che dimostrano la ressa che c’era questa mattina all’Ikea di Corsico. “Forse non siamo in grado di seguire le semplici regole che ci hanno dato – commenta – quindi meglio chiudere tutto o qui non ne usciamo più. È sempre e solo un problema degli altri. Credo che l’idea di chiudere la Lombardia non sia così folle. Dimenticavo…io ero qui per lavoro”.

LE POLEMICHE PER L’EVENTO DI ELETTRA LAMBORGHINI – Decine di giovani, di bambini e di adulti, si sono accalcati il 5 marzo a Montesilvano, in Abruzzo, per vedere la cantante all’evento organizzato per la presentazione del suo disco. Il tutto si è svolto al centro commerciale Porto Allegro 2.0 e le foto dell’evento hanno fatto il giro del web, suscitando polemiche. “C’è chi si sente al di sopra delle regole, del buon senso e del principio di precauzione. Nel giorno in cui si sono chiuse le scuole in tutto il territorio nazionale e si sono limitati drasticamente gli eventi, ribadendo comunque la distanza interpersonale di un metro, il centro commerciale ha confermato l’evento con Elettra Lamborghini, pubblicità e profitto prima di tutto. Così come mostrano video e immagini bambini e adulti hanno affollato la struttura senza soluzione di continuità. A Montesilvano c’è un sindaco? A Pescara c’è un prefetto?”: questo si è chiesto il segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Corrado Di Sante. E gli hanno fatto eco moltissimi commenti indignati. Il sindaco di Montesilvano, Ottavio De Martinis, ha risposto: “Non c’erano decreti o ordinanze che vietavano iniziative del genere. Finché a livello governativo non sono arrivate disposizioni ben precise un sindaco può fare poco in un luogo privato”.

APERITIVI E CULTURA, ASSEMBRAMENTI NELLE CITTA’ – Dopo lo slogan lanciato da Beppe Sala il 27 febbraio – e suggellato da un aperitivo ai Navigli a cui ha partecipato anche il presidente del Lazio Nicola Zingaretti ora risultato positivo al coronavirus – si sono moltiplicate in questi giorni le iniziative per convincere la gente a non farsi prendere dalla paura e venire in contro ai gestori dei locali rimasti vuoti per giorni. Così, i bar di piazza San Marco a Venezia hanno proposto l’aperitivo gratis per tutti mentre il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha dato il via libera alla riapertura dei musei cittadini, contribuendo a dare l’idea che fosse necessario “tornare alla normalità”. Per questo il virologo Roberto Burioni ha scritto: “Venezia: aperitivo gratis in piazza San Marco per ripartire. Ma lo avete capito che la gente deve stare a casa altrimenti quello che riparte è il virus?”, è tuonato. “Ho la sensazione che molta, troppa gente non abbia capito con che cosa abbiamo a che fare – ha scritto Burioni – Forse alcuni messaggi troppo tranquillizzanti hanno causato un gravissimo danno inducendo tanti cittadini a sottovalutare il problema. Non va bene, non va bene, non va bene. La gente in questo momento deve stare a casa”.