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Coronavirus, qui in India nessuno mi ha fatto sentire come un cinese da noi

Mancano pochi giorni al ritorno in Italia. In realtà non è detto che questo si verifichi, visto che il Kuwait ha sospeso tutti i voli da e per il nostro paese, e spero che la nostra compagnia aerea non faccia lo stesso.

Prima di partire devo comunque ringraziare le persone che ho incontrato perché nessuno mi ha fatto sentire come un cinese da noi.

Qui la situazione è tranquilla, anche se le proteste a Delhi stanno diventando sempre più violente e nemmeno l’arrivo di Donald Trump è riuscito a farle fermare (anzi). Questa visita, che il presidente americano ha definito modestamente “il più grande evento che l’India abbia mai vissuto” sta silenziando un po’ tutto quasi come il virus in Italia. Il numero di casi è per ora molto limitato e le previsioni sono ottimistiche per via dell’avvento di temperature più elevate. Ecco invece un piccolo resoconto delle attività che Vivere con Lentezza sta portando avanti:

1. Il numero delle ragazze della bidonville di Vidhya dar Nagar che sosteniamo negli studi sta crescendo e il gruppo (circa 60 persone) sta ottenendo buoni risultati negli esami universitari, pur combinando lo studio con il lavoro. Una sola ragazza è in crisi, ha abbandonato un ottimo lavoro e si è rinchiusa in casa in una profonda depressione, per ora siamo riusciti a farla uscire di casa, ma non a sapere le cause scatenanti del suo stato.

Qualcosa è cambiato nella nostra impostazione delle attività, in quanto dopo aver per molti anni sviluppato scuole all’interno delle bidonville, da un paio di anni invitiamo le famiglie a mandare i figli a scuola fuori dalle Colony aiutandole economicamente. Il sistema scolastico indiano funziona abbastanza bene e questo modo di agire fa sì che le persone non si rinchiudano in luoghi che li isolano dal resto della popolazione. Spesso non si tratta di un isolamento dall’esterno, ma anche di forme di autoisolamento, dovute a tanti fattori, dalla sopravvivenza di remore castali alla timidezza, alla pigrizia, al non avere strumenti per immaginare un mondo diverso da quello circostante.

2. Continua il progetto di assegnazione delle biciclette ai lavoratori poveri, che così risparmiano sui trasferimenti (costosi anche per noi occidentali), così come la consegna delle macchine da cucire alle casalinghe che in questo modo riescono a rimpinguare il bilancio famigliare con piccoli lavori a casa.

3. Si sta stastabilizzando invece un altro progetto, quello di aiutare i guidatori di tuc tuc a diventare proprietari del proprio mezzo. In realtà si tratta di pagare la prima quota, poi il resto avviene da sé in quanto al posto di pagare un affitto a vita (7500 rupie al mese, circa 100 euro) pagheranno una rata temporanea della stessa portata.

Sarebbe bello che una volta diventati proprietari riuscissero a restituire ratealmente quanto abbiamo anticipato, in modo da creare un circolo virtuoso di altri proprietari driver, una sorta di mutuo soccorso, sui principi di Mohammad Yunus, che con la sua Grameen Bank principalmente finanzia i progetti di gruppi di donne (le donne da queste parti sono molto più affidabili degli uomini, che una volta ricevuti i soldi si dice spendano tutto in alcol, motociclette e prostitute).