Scienza

Coronavirus isolato per la prima volta in Europa allo Spallanzani: ecco perché è un passaggio decisivo per diagnosi e cura

È un passo fondamentale, che permetterà di capire i meccanismi di replicazione della malattia e elaborare i test sierologici per cercare gli anticorpi nelle persone infettate, nella prospettiva di trovare una cura

Abbiamo isolato il virus“. Lo ha annunciato in mattinata il ministro della Salute Roberto Speranza, sottolineando che sarà messo a disposizione di tutta la comunità internazionale per poterlo studiare e per capire come bloccarne la diffusione. “Ora il vaccino è più vicino” ha aggiunto il ministro. Un successo dei virologi dell’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani“, primi in Europa, accolto come un risultato di grande significato anche dalla tv cinese Cgtn. A meno di 48 ore dalla diagnosi positiva dei primi due pazienti in Italia, gli specialisti sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell’infezione, ossia sequenziarne il genoma.

La sequenza di geni, perciò, è stata “letta” per ricavarne informazioni utili per capire – ad esempio – come si trasmette, possibili farmaci a cui è sensibile. Permette cioé di studiare i meccanismi della malattia, per sviluppare le cure e creare un vaccino. È un passo fondamentale perché permetterà di perfezionare i metodi di diagnosi esistenti e prepararne di nuovi. La sequenza parziale del virus isolato nei laboratori dello Spallanzani, denominato “2019-nCoV/Italy-INMI1”, è stata già depositata nella banca dati GenBank.

Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani, ha espresso grande soddisfazione, “perché questo non è un fuoco del momento, si tratta di una missione, lavorare sempre per essere pronti a catturare la novità e a rispondere”. La ricercatrice a capo della squadra di ricerca ha spiegato che i medici hanno ottenuto la sequenza del primo frammento del virus, grazie alla quale si è poi avuta la capacità di fare la diagnosi. Avere isolato il virus vuol dire poterlo “coltivare” e studiare a fondo, per capire come il virus causa danni. In questo modo è possibile studiare la risposta immunitaria e affinare gli strumenti di diagnosi. Quindi si possono elaborare i test sierologici per cercare gli anticorpi nelle persone infettate e poterle guarire. Infine, avere a disposizione la coltura permette di capire i meccanismi di replicazione del coronavirus.

Fino all’isolamento realizzato dai medici italiani, erano disponibili solo i dati di sequenza del virus pubblicati dai cinesi. I quali lo avevano isolato ma non l’avevano “fatto uscire dalla Cina”. I dati e la diagnosi erano su dati teorici, ora invece si ha a disposizione il virus vero e proprio. La dottoressa Capobianchi ha spiegato che la diagnosi “è stata fatta su base molecolare”, e cioè con la ricerca dell’Rna del virus sui primi due pazienti ricoverati allo Spallanzani. Sempre a tempo di record è stato ottenuto il virus isolato in coltura, cioè il campione biologico del paziente è stato fatto crescere su delle cellule e dopo circa 24 ore è stato osservato l’effetto citopatico. “In quella coltura abbiamo riscontrato la presenza del virus in quantità compatibile con il fatto che stava crescendo”, ha concluso la Capobianchi.