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Kobe Bryant, Mattarella lo cita nel discorso sulla cultura come “antidoto” all’odio: “Studiò in Italia e vi rimase legato per sempre”

“Tutto il mondo dello sport è rattristato dalla morte di Kobe Bryant. Una tristezza che ha fondamento non solo nelle sue capacità e nella sua popolarità ma anche perché si era formato nel nostro Paese e nelle nostre scuole elementari e medie”. Così il presidente Sergio Mattarella ha ricordato la scomparsa della leggenda Nba, ex giocatore dei Los Angeles Lakers, che in Italia ha trascorso sette anni da ragazzo. “E la comunanza di studi è quella che lega davvero l’umanità più dei legami politici, istituzionali ed economici ed è antidoto alle incertezze internazionali”, ha aggiunto.

Il passaggio su Bryant si inserisce, nell’intervento del Capo dello Stato all’Università degli Studi del Sannio, in un più ampio discorso sulla cultura come “antidoto” alle discriminazioni: “La risposta all’odio e all’intolleranza è qui, in questo ateneo e nelle altre università. In un momento in cui il mondo è attraversato da incertezze che si rinnovano spesso e che ora sono allarmanti, la risposta a queste distorsioni risiede nella cultura e nei messaggi che i nostri atenei sono in grado di dare”.