Società

Sono arrivato alla pensione ma non pensavo che la fase complicata si aprisse ora

Sono arrivato, ahimè, all’età per accedere alla pensione. Ho provato a valutare le possibilità facendomi assistere da una persona esperta. Ebbene non una ma bensì quattro opportunità di pensionamento mi si profilano davanti. Non voglio tediare i lettori ma in sintesi sono quota cento, cumulo, totalizzazione oppure attesa dei 67 anni e due pensioni distinte dall’Inps e dalla cassa medici. Mi paiono troppe! Troppo farraginoso il sistema che sembra brancolare a tentoni dando qualcosa a qualcuno per un periodo limitato per poi togliere, inevitabilmente, ad altri. Questo aspetto del penalizzare i giovani che entrano ora nel mercato del lavoro viene ogni tanto accennato ma non riceve la giusta valorizzazione in quanto i politici veleggiano sull’oggi e sugli elettori del prossimo turno elettorale.

Vorrei soffermarmi sul problema complicazioni che la burocrazia pare veramente prediligere. In ogni ambito della vita si sommano i distinguo, le opportunità, i cavilli che ci offrono un colpo di fortuna o sfortuna e che rendono la nostra vita di fronte all’apparato burocratico una specie di percorso a tappe in cui non sai mai quale sia la strada migliore da intraprendere. Perché non rendere semplice il sistema?

La risposta che mi sono data è che la necessità di complicazioni e cavilli sia un bisogno inconscio collettivo con cui colludono coloro che devono stilare le leggi per poter avere un ritorno di consenso. La decisione che il politico di turno propone cerca di andare incontro ai desideri profondi dell’uomo depurati dal principio di non-contraddizione. Questo principio si caratterizza per affermare che non si può definire vera sia l’affermazione “A” che la “non A”. Secondo la logica non può essere contemporaneamente utilizzata sia un’affermazione che la sua negazione. Nell’illuminismo si sancì in modo definitivo, almeno allora lo si riteneva, il concetto che non possono coesistere due regole antitetiche.

Il funzionamento dell’inconscio al contrario, secondo Freud, non prevede il principio di non contraddizione per cui, sempre a livello inconscio, ogni individuo può desiderare sia una cosa che il suo contrario. Per fare un esempio a livello inconscio posso desiderare l’uguaglianza fra le persone ma poi, allo stesso tempo, desiderare di essere io speciale e dispensato dagli obblighi imposti agli altri. Posso desiderare di essere fedele al mio partner ma, contemporaneamente, desiderare un’avventura con un’altra persona. Il politico si appella all’inconscio del popolo utilizzando artifici verbali per affermare che si può avere “capra e cavoli” o “la botte piena e la moglie ubriaca”, tutto e il suo contrario a seconda delle convenienze del momento. Andando a solleticare la componente inconscia che la psicoanalisi definisce ES rigettando tutte le contraddizioni, i sensi di colpa e di responsabilità di quella componente che la psicoanalisi definisce Super IO il politico riesce a fare apparire possibile quello che non lo è.

In ultima analisi, quindi, il politico utilizza a piene mani i meccanismi della pubblicità che vogliono far sognare. Nella pubblicità l’auto viaggia su una strada meravigliosa, in una giornata di sole senza traffico e esprime tutta la sua potenza. Nella realtà l’auto deve quasi sempre percorrere strade dissestate, spesso c’è caldo o freddo, si trova incolonnata e deve procedere a passo d’uomo.

Solleticando l’ES del popolo e utilizzando i meccanismi della pubblicità si può affermare che un orologio molto costoso, ambito ed esclusivo è alla portata di tutti e ha prezzi modici. Naturalmente nella logica se l’orologio è esclusivo non può essere alla portata di tutti e se ambito non può avere prezzi modici. Il vissuto di colui che guarda la pubblicità e ascolta il politico di turno è che: “C’è una deroga, fatta apposta per me, che mi permetterà di non dover soggiacere alla realtà. Posso desiderare l’impossibile tanto io sono speciale e, per grazia ricevuta, avrò uno sconto straordinario o un politico che capisce i miei bisogni”. La logica afferma che se qualcuno va in pensione o riceve un sussidio senza lavorare ci sarà qualche altra persona che deve tirar fuori dal suo lavoro queste risorse economiche.

A livello dell’ES questa logica non è valida. Attraverso un artifizio verbale si solletica l’ES dell’individuo, in cui come dicevamo non esiste il principio di non contraddizione, per affermare che lo Stato provvederà. Lo Stato viene additato come entità generica cui fanno parte tutti gli altri mentre io, individuo, me ne sento estraneo. Gli obblighi che valgono per gli altri per me non ci sono.