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Mercato auto Europa, a dicembre evitato il peggio. Il 2019 si chiude con un +1,2%

Solo uno scatto (+21,4) nell'ultimo mese dell'anno, frutto di un giorno lavorativo in più e di vendite a poco remunerative, ha evitato il segno negativo nelle immatricolazioni continentali. Fca perde il 7,3%. Unrae: "mercato europeo debole"

In virtù di una forte impennata nel mese di dicembre, che con un giorno lavorativo in più ha fatto registrare una crescita del 21,4% con 1.261.742 vetture vendute, il mercato auto nell’area EU più Efta ha chiuso il 2019 con un segno positivo: +1,2%. Il totale di immatricolazioni di autoveicoli lo scorso anno ha quasi raggiunto i 16 milioni (15.805.752, per la precisione), come ha reso noto l’associazione dei costruttori del vecchio continente (ACEA).

In particolare, come spiega il centro studi Promotor, quasi i tre quarti dei veicoli sono stati venduti nei cinque mercati continentali più importanti: Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna.

Il mercato tedesco ha chiuso con un +5% (3.607.258 immatricolazioni), risultato che negli ultimi venti anni è secondo solo a quello del 2009, sostenuto allora da bonus aziendali. Poi c’è il Regno Unito, in calo per il terzo anno di seguito (-2,9%): in questo caso a pesare sono state le incertezze per la Brexit. Il terzo mercato, quello francese, ha chiuso con un +1,9% mentre il quarto, quello italiano, è stabile (+0,3%) ma ancora lontano dai livelli pre-crisi (rispetto al 2007, mancano ancora quasi 200 mila immatricolazioni). Chiude la Spagna, con un meno 4,8%.

Il tale contesto, nonostante il +13% fatto registrare nel mese di dicembre, Fca ha chiuso il 2019 con 946.571 auto vendute, il 7,3% in meno rispetto al 2018, passando dal 6,5 al 6% di quota totale in Europa.

Secondo l’associazione dei costruttori italiani, i dati del 2019 sottolineano il momento delicato che sta vivendo il comparto a livello continentale: “I dati di dicembre confermano la fondamentale debolezza del mercato auto europeo che avrebbe chiuso l’anno in calo in assenza dell’ingente ricorso a vendite poco remunerative per il comparto automotive, già gravato dagli ingenti investimenti richiesti dalle pressanti sfide tecnologiche”, ha dicharato il direttore generale Unrae Andrea cardinali.