Calcio

Kitikaka – Pressing Serie A al posto di Tiki Taka? In studio l’ospite (s)gradito: Pardo se la gioca alla Conte, difesa agile e contropiede

Piccolo stupidario del fine settimana calcistico, con il titolo che vuole essere un tributo (a modo nostro) alla fortunata trasmissione Mediaset - In questa puntata la presenza del giornalista a casa del programma concorrente. Il risultato è tutto da valutare, tra tensione e sorrisi di facciata

Essere John Pardo(vich). Se nello studio di Pressing Serie A ti chini, sposti un mobiletto, anzi una poltroncina bianca, e apri uno sportello, ci si ritrova nel cervello di Pierluigi Pardo. Incredibile, ma vero. Spike Jonze ai curatori del palinsesto Mediaset sport je spiccia casa. C’è del Tiki Taka nell’aria a Pressing Serie A. Pardo toro seduto. Niente piedi sul termosifone tondo al centro del suo salotto con Franco Ordine in babbucce a fare la calza. Il Pardone nazionale si accomoda inquieto sul supplizio delle anguste poltroncine chez Giorgia Rossi. Per una sera secondo a Walter Zenga come nemmeno Astutillo Malgioglio. Primo cambio di Alessio Tacchinardi che neanche Jonathan Bachini. È gelo in studio. C’è l’ospite sgradito (guarda), ma gradito. Fratelli coltelli, ma anche no (o forse sì).

A Pressing Serie A niente dita nel naso, niente pollo con le mani, niente rutto libero. Tutto deve rimanere entro i confini di un bon-ton felpato e laccato che nemmeno in galleria Vittorio Emanuele II alle sette di sera con Carlo Cracco a sfornare le pizze marroni. “Poltrona comoda?” chiede la Rossi al Pardo come fosse una scena di guerra di Game of Thrones. Lui incassa con classe il lopez alla coscia. Nemmeno un mugolio, una stilla di sudore. Salvate il soldato Pardo. Il crociato di Zaniolo sembra abbia un interessamento al Tiki Taka. A Villa Stuart stanno preparando uno stanzino anche per Pierluigi. Lui però striscia pancia a terra con il fucile appoggiato morbido tra braccio e petto. Scavalca il filo spinato del “meglio se vengo e sto in un angolo”. Annuisce attirando il primo piano. Interrompe solo per essere pertinente. Conclude il discorso altrui con una chiosa di tre parole più interessante di una risposta di Tacchinardi durata diciotto minuti.

E poi c’è il rilancio continuo al Tiki Taka che sarà domani. Un traversone lungo, infinito, dal portiere fino al parcheggio, dove i vigili stanno multando la macchina di Tacchinardi lasciata in evidente divieto di sosta. “Con Cesari monitoriamo il campionato”. “Su Ibra c’è un’aneddotica infinita”. “C’è giurisprudenza su questo tipo di rigori”. Pardo sottolinea, taglia, cuce, triangola, smista, sbuffa. Se Ciro Ferrara su quella poltroncina di Pressing sembrava incastrato, Pier, che qualche chiletto in più di Ciro ce l’ha ma nel punto giusto, sembra danzarci sopra. La gira, la muove, la ribalta, ci suona un paio di riff alla Keith Richards. Sguardo sornione e raffica di dati. Accelerata alla CR7. Legnata alla Ciro Immobile. Giorgia Rossi richiama all’ordine: “A noi!”. Ma Pardo: “Domani sera a Tiki Taka ci sarà la Cassazione”. Eppure permane il mistero. Più fitto della nebbia a Casalpusterlengo. Più mistico di Paolo Brosio a Medjugorie. Fuori Tiki Taka, che per tre mesi la domenica sera ha pareggiato in share con la DS sfiorando il 10%, e dentro Pressing che ovviamente fa il 4,5%. Come Ulivieri che toglieva Baggio per Fontolan. Lasci la strada vecchia per quella nuova. Sai la Wanda Nara che perdi, non sai il Sandro Sabatini che trovi.