Società

Voglio fare gli auguri alla categoria più odiata: i politici. E vi spiego perché

In questi giorni di festività natalizie, vorrei fare i miei auguri e lanciare un pensiero affettuoso alla categoria più bistrattata, odiata e svilita che esista in Italia. Un gruppo di persone che si occupa dal mattino fino a notte inoltrata dei problemi degli altri (le cronache ne sono piene), che deve correre in aereo in treno o in auto da un meeting a una riunione per poi, finalmente, finire in qualche convegno: mi riferisco ai politici.

Ci riflettevo in questi giorni: devono avere un gran fisico e un’organizzazione mentale molto strutturata. Sul piano fisico reggono sforzi notevoli. Non è raro sapere dalle cronache che al mattino sono in una certa parte del mondo per catapultarsi poi, al pomeriggio, in un luogo estremamente distante dal primo. Le riunioni a cui partecipano mi paiono impossibili da affrontare, così come immagino siano le innumerevoli telefonate, i suggerimenti, le richieste. Ogni giorno qualcuno vuole pranzare o cenare con loro per esporre questo o quel problema. Forse non sono lasciati in pace neppure quando sono in bagno.

Sul piano psicologico sanno di essere odiati da un minimo di 70 fino al 99% della popolazione, che imputa loro tutte le nefandezze, ritiene che siano ladri, approfittatori, incapaci. Quando fanno un discorso sanno già che alcuni giornalisti che distorceranno le loro parole per farli apparire “dei pirla”. Per non parlare dei comici che aspettano solo una piccola gaffe, un’incertezza, una contraddizione per amplificarla a dismisura e costruirci sopra una macchietta che li perseguiterà per anni. Quello che in Italia viene perdonato ai comuni cittadini (ad esempio un poco di evasione fiscale, qualche abuso edilizio, una scappatella sessuale), se scoperto diviene per settimane al centro del dibattito. Alcuni magistrati per apparire sui giornali e in televisione sanno che devono attaccare un politico, meglio se di “grossa stazza” elettorale, per cui la caccia al politico è costantemente aperta. Spesso queste inchieste decadono nel nulla e il malcapitato verrà assolto ma, nel frattempo, è stato inchiodato e svillaneggiato per anni.

Certo, si sono scelti da soli questo mestiere e hanno indubbi vantaggi economici e di immagine ma forse, quando hanno iniziato, pensavano che, cercando di essere onesti e bravi, avrebbero avuto le folle acclamanti. Hanno presto scoperto che le folle sono volubili: un giorno ti elevano e nel giro di pochi mesi o anni ti massacrano. L’onestà spesso non basta mai, anche perché il potere richiede compromessi, abbisogna del sostegno del denaro e quindi rimanere “illibati” è difficile. La competenza e le capacità si scontrano con prassi consolidate, interessi contrapposti, corporazioni che vogliono mantenere dei poteri di veto, per cui se anche l’uomo politico credeva di aver partorito il progetto più bello del mondo, ci sono subito stuoli di demolitori che trovano mille pecche. Ci sono molte persone con lavori più tranquilli e meno esposti che guadagnano più di loro, mentre i politici paiono doversi vergognare per lo stipendio che prendono.

Un capitolo doloroso della loro vita credo sia l’ingratitudine, per cui sanno che il loro miglior amico e alleato domani può divenire il loro peggior nemico. Giulio Andreotti affermava che quando promuoveva qualcuno creava un ingrato e dieci insoddisfatti. Per questo motivo devono imparare presto ad essere a loro volta ingrati, “a non fare prigionieri”, a distruggere i loro nemici per timore che domani questi distruggano loro. Le pacche sulle spalle, le profferte di amicizia, il sostegno elettorale, i sorrisi alle cene sono da “prendere con le molle” perché sotto c’è la fregatura.

Credo che i politici siano fondamentalmente soli. Circondati da moltitudini, ma soli di fronte alle decisioni più rilevanti e alle responsabilità. Io mi sentirei tremare nel dover prendere certe decisioni che riguardano il lavoro di migliaia di persone, implicano miliardi di euro di investimenti o addirittura possono incidere sulla vita e sulla morte di persone. Per non parlare della possibilità di essere coinvolti in guerre come quella in Libia.

Per tutti questi motivi, mi sento emotivamente vicino, in questi giorni natalizi, a tutti i politici.